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L’ospedale di Perugia “sotto” di 12 milioni di euro

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Il direttore Marcello Giannico ha spiegato i motivi del disavanzo

Il Santa Maria della Misericordia di Perugia ha ’sforato’ di 12 milioni di euro nel 2020, di cui solo 5 addebitati al Covid, in cui sono caricati anche i costi in più del personale, soprattutto a gettone. Il resto del ’buco’ è dovuto – come prima, almeno a partire dal 2018 – a tre fattori fondamentali: l’esorbitante spesa farmaceutica riscontrata soprattutto per gli acquisti diretti (oncologici, reumatologici, ematologici e farmaci per la gastroenterologia), il saldo negativo tra mobilità attiva e passiva dei pazienti (che in Umbria pesa qualcosa come 13 milioni persi tra il 2016 e il 2019) e una politica sanitario-economica che prevede di rimborsare all’Azienda ospedaliera di Perugia un forfait di 195milioni di euro, nonostante l’ospedale produca prestazioni per 207 milioni di euro.
Marcello Giannico

Marcello Giannico, direttore dell’Azienda ospedaliera di Perugia, nell’audizione tenutasi in Regione, ha detto che “l’ospedale del capoluogo di regione negli ultimi anni ha conseguito il pareggio anche con un reddito straordinario, attraverso svincoli di fondi accantonati negli esercizi precedenti. Anni critici sono il 2018 e il 2019, mentre per 2017 e 2016 il pareggio è stato ottenuto non solo con componenti straordinarie ma anche con accantonamenti per investimenti nella struttura. Dal 2018 non c’è un equilibrio di gestione e bisogna porvi rimedio. Sul 2020 c’è la delibera di Giunta per finanziare maggiormente sia i costi covid che non Covid, l’anno si chiude con 12 milioni e 700 mila euro di perdita, di cui 11 milioni e 600mila dovuti alla partita covid ma anche una parte importante di perdite strutturali. Perugia produce per attività ospedaliera e specialistica ambulatoriale molto più di quello che viene riconosciuto, per un accordo (global budget) secondo cui l’ospedale di Perugia ogni anno deve produrre non più di 195 milioni di euro di produzione. L’azienda ospedaliera di Perugia in realtà produce molto di più, ma la parte eccedente questo tetto, immodificato da anni, non viene riconosciuta per via delle scelte finanziarie messe in atto, che hanno ricadute sulla politica sanitaria. Allora: o Perugia produce 12 milioni in più, che non servono, o li produce ma gli vanno riconosciuti e questo significa riconoscerli in meno alle strutture territoriali, cioè rimodulare l’offerta sanitaria. Molte cose fatte in ospedale devono essere svolte sul territorio. Sulla spesa farmaceutica c’è necessità di un intervento importante, abbiamo una spesa pro-capite più alta delle altre regioni. Sulla rete ospedaliera si noti che la produzione dell’ospedale di Perugia è solo in parte di alta complessità, ma molto di medio e bassa complessità. Se la medio bassa complessità viene erogata per pazienti residenti nel distretto di Perugia ha un senso, perché risponde alla mission della nostra azienda, riferimento regionale per l’alta specialità e ospedale di base per i residenti, ma da anni c’è un accesso al pronto soccorso molto elevato di codici bianchi e verdi da parte di persone che arrivano da altri distretti, quindi nelle altre parti del territorio bisogna riorganizzarsi per dare questo genere di risposte. Ci stiamo concentrando quindi molto sulla media e bassa complessità anziché sulla alta, cui saremmo designati. Occorre lavorare sulla prescrizione farmaceutica, stiamo costituendo un dipartimento interaziendale per fare sistema, perché va ridotta. Entrando nelle singole delle voci di spesa, le più rilevanti sono il costo del personale e la spesa per farmaci e dispositivi medici. Per quanto riguarda il personale c’è una sostanziale stabilità nel costo del personale. Negli anni 2017-18-19 è rimasto stabile, al netto degli aumenti contrattuali. Per il futuro, se continuiamo a produrre solo 195 milioni di euro, non serve rafforzare il personale perché aumenteremmo i costi ma non i ricavi, producendo quindi più perdite. Qualcun altro dovrà dare risposte che attualmente non da. Le cose che non vanno si vedono, ma il bilancio è cosa da addetti ai lavori e alcune criticità non si rilevano a colpo d’occhio. Abbiamo usato i fondi accumulati nei periodi di tranquillità economica ma ora sono finiti, servono interventi di tipo strutturale. Quello del 2020 è il primo bilancio dove non viene accantonato niente per l’investimento tecnologico, queste le conseguenze della erosione di risorse. Nel 2021 dovremo colmare questa carenza perché ci sono macchine da sostituire. E ospedali limitrofi ne hanno di migliori. Sul riordino della rete occorre razionalizzare quello che si dà ai piccoli ospedali se si vuole investire nell’alta complessità, l’amministrazione regionale dovrà prendere decisioni coraggiose. A Perugia dovremo rafforzare le specialità, concentrarci sull’alta complessità e migliorare le tecnologie, e solo in questo caso si può parlare di rafforzamento del personale, altrimenti quello che abbiamo basta”.