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Lo sport umbro cambia pelle: dopo Ignozza e Tassi, tocca a Forcignanò e Peciarolo

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Aurelio Forcignanò (fonte TGR Rai Umbria)

Fine di un’epoca per il CONI e il CIP dell’Umbria. Arrivano volti noti ma con nuove idee: continuità, radicamento e spinta sull’inclusione

Cala il sipario su un’epoca storica per lo sport umbro. Dopo 34 anni di regno, il generale Domenico Ignozza lascia la presidenza del Comitato Regionale del CONI, chiudendo un ciclo lungo, solido e ricco di risultati. La decisione non è arrivata per scelta personale, ma per la recente introduzione del limite dei tre mandati voluto a livello nazionale.

A prendere il timone è Aurelio Forcignanò, 69 anni, da sempre a fianco di Ignozza in qualità di vicepresidente. Un passaggio di testimone senza scossoni, che garantisce stabilità al sistema sportivo regionale. Forcignanò, salentino d’origine ma umbro d’adozione dal lontano 1974, è un volto ben conosciuto non solo nello sport: ex direttore generale di Confindustria Umbria, presidente del Club Velico Trasimeno, e attivo nel Rotary Club, dove ha promosso numerose iniziative sociali e culturali. La sua elezione è una conferma della fiducia dell’ambiente e di una linea che guarda avanti senza strappi.

Cambio importante anche sul fronte dello sport paralimpico. Gianluca Tassi cede il testimone a Marco Peciarolo, 56 anni, ternano, figura simbolo del nuoto paralimpico italiano. Allenatore, formatore, e oggi referente tecnico nazionale della FISDIR (Federazione Italiana Sport Paralimpici degli Intellettivo Relazionali), Peciarolo porta con sé una visione chiara: «In Umbria c’è ancora tanto da fare per l’inclusione attraverso lo sport, e dobbiamo farlo insieme, territorio per territorio». La sua recente Palma d’Oro al merito tecnico non è solo un riconoscimento personale, ma anche una conferma del valore che porterà in questo nuovo incarico.

In un momento storico in cui lo sport combatte con nuove sfide – dalla crisi degli impianti alla dispersione giovanile, passando per il nodo fondi – l’Umbria scommette su profili esperti, radicati e appassionati. Forcignanò e Peciarolo rappresentano due modelli diversi ma complementari: istituzionale il primo, operativo e inclusivo il secondo. Il messaggio è chiaro: rinnovarsi sì, ma senza buttare via ciò che ha funzionato.

La partita è aperta, e si gioca tutta sul campo.