Colpite le aziende zootecniche regionali. Coldiretti: “Servono subito indennizzi e un piano di prevenzione per salvare la filiera”
Dopo i primi casi riscontrati anche in Umbria, l’allarme per la lingua blu – malattia virale trasmessa ai ruminanti da insetti vettori – si fa concreto. A lanciare un appello accorato è Coldiretti Umbria, che ha chiesto un incontro urgente alle istituzioni sanitarie e agricole regionali per affrontare l’emergenza e tutelare la filiera zootecnica locale.
“È fondamentale – sottolinea l’organizzazione – mettere in campo tutte le azioni possibili per arginare l’epidemia e sostenere con indennizzi adeguati le imprese colpite, per evitare ulteriori danni economici e salvaguardare il futuro della pastorizia”.
La lingua blu non rappresenta un pericolo per l’uomo e non compromette latte o carne, ma può portare alla morte degli animali infetti. E gli effetti per gli allevatori si fanno sentire: dalla perdita di capi, ai costi di smaltimento delle carcasse, fino alla riduzione della natalità e della produzione di latte.
“Alle aziende serve un sostegno immediato – ribadisce Coldiretti – ma anche un piano serio di prevenzione. Non si può restare a guardare mentre un intero comparto è messo in ginocchio”.
Un comparto, quello zootecnico, già fragile e ora ulteriormente esposto anche a causa dei cambiamenti climatici, come evidenzia il presidente di Coldiretti Umbria, Albano Agabiti: “La diffusione della lingua blu è favorita dall’aumento delle temperature. Non possiamo permettere che questa nuova emergenza si sommi alle tante criticità già in atto. Occorre agire in fretta per mettere in sicurezza gli allevamenti e garantire supporto economico concreto alle aziende, che non devono essere lasciate sole”.
In ballo non c’è solo il destino di molte imprese agricole, ma anche quello dell’intera filiera carne-latte della regione, con ripercussioni che potrebbero allargarsi all’economia rurale umbra nel suo complesso.














