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Lavoro in Umbria, le imprese non trovano addetti

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Nella nostra regione si cercano oltre 15mila figure professionali, ma circa la metà non sono reperibili

Sebbene nel trimestre luglio-settembre in Italia si prevedono assunzioni in leggero calo dello 0,1%, undici regioni su 20 crescono. È quanto emerge dalle rilevazioni del Sistema Informativo Excelsior realizzate da Unioncamere in accordo con l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro.

L’Umbria, che fa meglio della media nazionale, si caratterizza, però, per la spiccata difficoltà delle sue imprese a reperire il personale di cui hanno bisogno. In questa classifica si trova al terzo posto, in compagnia di Trentino Alto Adige e Valle D’Aosta.

L’Umbria – si legge nel rapporto -, per il trimestre luglio-settembre 2022, mette a segno una previsione di crescita delle assunzioni del 3,5%, rispetto al -0,1% della media nazionale, e nello specifico mese di luglio è una delle 5 regioni che non vedono scendere le entrate al lavoro. Quanto ai settori, l’Umbria tiene bene sulle assunzioni nel manifatturiero, che invece scendono del 7,1% a livello nazionale. Ma c’è la forte caduta, anche se più lieve rispetto al dato italiano, nella previsione trimestrale delle assunzioni nel settore “Servizi di alloggio e ristorazione, Servizi turistici”. Boom del commercio (+77,7%), gli avviamenti in edilizia su del 49,5% rispetto allo stesso trimestre 2021. Per quanto riguarda l’andamento nelle due province umbre, la crescita occupazionale delle imprese si concentra quasi esclusivamente nella provincia di Perugia, con quella di Terni che evidenzia solo un piccolissimo rialzo.

Il quadro che offre il Sistema Informativo Excelsior – afferma il Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni – sulle assunzioni previste dalle imprese sia nel trimestre luglio-settembre 2022, sia per lo specifico mese di luglio, per l’Umbria sono buoni, migliori del quadro nazionale. Si aggrava tuttavia il problema della difficoltà delle imprese umbre di reperire personale: ormai, con il rilevante aumento di ben 7,1 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre 2021, quasi un avviamento al lavoro su due è di ‘difficile reperibilità’. Il dato dell’Umbria, terza regione italiana per incidenza di questo fenomeno, preoccupa perché potrebbe pesare non poco sulla crescita. Una questione che, come ho detto più volte, va attenzionata e affrontata con misure immediate (come il taglio del cuneo fiscale sulle retribuzioni) e di medio e lungo periodo (come la messa a punto del sistema dell’istruzione e della formazione per renderlo più aderente alle necessità dell’economia). Sul forte calo, rispetto allo stesso trimestre 2021, degli avviamenti al lavoro nel settore ‘Servizi di alloggio e ristorazione, Servizi turistici’, che a prima vista appare anomalo perché il turismo in Umbria e in Italia sta andando bene, il fenomeno si spiega con vari fattori: intanto lo scorso anno il mese di agosto – cruciale per il bilancio turistico estivo – fu da record, mentre quest’anno si profila al momento un buon mese, ma non eccezionale come quello del 2021, sia per i timori legati alla recrudescenza del Covid, sia perché una parte delle famiglie, colpite dall’inflazione, magari taglia i giorni di vacanza che avrebbero voluto fare, sia infine per un certo timore sui disservizi aerei. Davanti a uno scenario incerto, le imprese prima di procedere ad avviamenti al lavoro attendono e da qui la flessione robusta rispetto allo scorso anno. Ma se, come sembra, la recrudescenza del Covid dovesse scemare dai prossimi giorni, i risultati dell’Excelsior per gli avviamenti al lavoro nel settore turistico potrebbero essere rivisti al rialzo”.