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La rete della morte: il caso Andrea Prospero e il business delle ricette false

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Dati rubati, farmaci venduti su Telegram e istigazione al suicidio: dietro la tragedia di Perugia un giro oscuro di truffe e incoscienza

Sul caso di Andrea Prospero, lo studente di informatica trovato morto il 29 gennaio a Perugia, in un appartamento di via del Prospetto, ha riportato l’attenzione l’ultima puntata di “Chi l’ha visto?”, andata in onda ieri sera su Rai 3.

Durante la trasmissione, è emerso che la ricetta utilizzata da Andrea per acquistare lo Xanax con cui si è tolto la vita è stata ottenuta illegalmente attraverso un utente noto come “Chef” su Telegram. Questo individuo avrebbe fornito a Andrea una ricetta falsificata, compilata con i dati di una dottoressa abruzzese in pensione da un anno, che non aveva più l’autorità di prescrivere farmaci. La professionista, contattata dalla trasmissione, ha espresso sorpresa e preoccupazione per l’uso illecito dei suoi dati personali.

La vicenda si complica ulteriormente con l’arresto di Emiliano Volpe, un 18enne romano accusato di istigazione al suicidio. Secondo le indagini, Volpe avrebbe incoraggiato Andrea a compiere il gesto estremo attraverso chat online, senza allertare i soccorsi nonostante fosse a conoscenza della situazione.

​Inoltre, la Procura di Perugia sta indagando su una possibile rete di truffe online che coinvolgerebbe Andrea, Volpe e altre persone ancora da identificare, tra cui lo stesso “Chef”. Queste truffe potrebbero essere collegate all’acquisizione e distribuzione di ricette false per l’acquisto di farmaci.

La tragedia di Andrea Prospero mette in luce la pericolosità delle reti online non controllate e la facilità con cui è possibile ottenere documenti falsificati per l’acquisto di farmaci potenzialmente letali. È fondamentale che le autorità intensifichino i controlli su queste piattaforme e promuovano una maggiore consapevolezza tra i giovani sui rischi associati all’uso improprio di farmaci e alle interazioni online con individui sconosciuti.​