Home Cronaca “La mamma di Alez si dava pugni sulla pancia quando era incinta”

“La mamma di Alez si dava pugni sulla pancia quando era incinta”

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Parla Norbert Juhász, il papà del piccolo Alex, il bimbo di due anni morto lo scorso 1 ottobre a Città delle Pieve

Si è tenuta ieri un’udienza difficile davanti alla Corte d’Assise che ha preso in causa l’omicidio da parte della madre del piccolo Alex di soli 2 anni.
Il padre del bambino, Norbert Juhasz, anche lui presente nell’aula del Tribunale di Perugia, ha incontrato l’ex compagna per la prima volta, da quando in Ungheria Katalin Bradacs era scappata portando via illegalmente il piccolo Alex.

La donna era fuggita in Italia dopo una lotta per l’affidamento che avrebbe voluto il bambino lasciato alle cure esclusive del padre. Da quel giorno Norbert non avrebbe più rivisto suo figlio, rientrato nel paese natale in una bara bianca ucciso a coltellate dalla madre il 1 ottobre del 2021 a Po’ Bandino, come lei stessa ha confessato durante i mesi in carcere.
“Con Alex, l’affidamento era comune, ma sfortunatamente non ha mai davvero assicurato il contatto. Lei non me lo faceva vedere. E con lui era cattiva”, ha raccontato l’uomo in una intervista al Messaggero, in cui ha sottolineato che Katalina aveva mostrato atteggiamenti violenti nei confronti del figlio già prima della sua nascita: “In gravidanza si tirava pugni in pancia. Ha minacciato di dargli fuoco. Solo per questo avrebbero già dovuto toglierlo a lei”.

Secondo Norbert, che vive in Ungheria, l’assassinio del bambino faceva parte di un piano ben preciso realizzato dalla madre: “Lo ha eseguito brutalmente. È stato orribile”. Infine, ha concluso: “Lei con lui era cattiva. In gravidanza si tirava pugni in pancia. Ha minacciato di dargli fuoco. Solo per questo avrebbero già dovuto toglierlo a lei”.
Il presidente Carla Giangamboni ha deciso di allontanare l’imputata dall’aula all’ennesimo intervento con cui interrompeva la deposizione del padre. Il sostituto procuratore Manuela Comodi ha chiesto all’uomo di ripercorrere tutte le fasi della relazione con l’ex ballerina, conosciuta nel 2003 ad una scuola serale e poi rincontrata nel 2018.

L’avvocato Enrico Renzoni, legale dell’imputata, mira a dimostrare la non imputabilità della donna, cercando di fare emergere sia i precedenti psichiatrici di cui tutti sembravano essere consapevoli che la serie di manifeste richieste di aiuto che in un modo o nell’altro Bradacs aveva esposto: da ultimo all’uomo che le aveva dato ospitalità a Chiusi, implorandolo di non lasciarla “in pericolo”.