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La Collezione Albertini torna a casa: dopo 170 anni Perugia riabbraccia un pezzo della sua storia

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Un tesoro di pergamene medievali, venduto a metà Ottocento, è stato riacquistato grazie a Fondazione Perugia: ora sarà restaurato, studiato e reso accessibile al pubblico

Un ritorno atteso da oltre un secolo e mezzo. La Collezione Albertini – 1.749 pergamene che raccontano le vicende amministrative e giudiziarie di Perugia tra il Trecento e il Quattrocento – è finalmente tornata là dove tutto era cominciato. Il rientro ufficiale di questo prezioso patrimonio documentario è stato celebrato all’Archivio di Stato di Roma, nella storica cornice di Sant’Ivo alla Sapienza, di fronte a studiosi, rappresentanti delle istituzioni e protagonisti di una complessa operazione di recupero durata anni.

Dietro al lieto fine c’è la Fondazione Perugia, che lo scorso 21 giugno ha sbancato un’asta a Parigi aggiudicandosi i 153 lotti per 430 mila euro, con l’ok degli Archivi di Francia. Un’operazione resa possibile grazie a un accordo con la Soprintendenza archivistica e l’Archivio di Stato: ora le pergamene sono già oggetto di studio, restauro e valorizzazione.

«Restituiamo alla comunità perugina un frammento fondamentale della sua identità» ha spiegato Franco Moriconi, vice Presidente di Fondazione Perugia. «Ma non ci fermiamo qui: la nostra sfida è far dialogare questi documenti con l’arte contemporanea, portandoli a parlare al presente e ai giovani».

La storia di questo esodo archivistico parte nel 1853, quando il Comune di Perugia decise di vendere parte del proprio archivio. L’antiquario Joseph Spithöver ne acquistò i documenti, tentando invano di piazzarli allo Stato italiano. Fu allora che subentrò Louis Eugenio Albertini, giurista argentino di origini italiane, che portò la collezione a Parigi. Lì è rimasta per generazioni, fino a oggi.

«Questa operazione dimostra come il privato possa svolgere una funzione pubblica di grande impatto» ha commentato Antonio Tarasco, Direttore Generale Archivi del Ministero della Cultura. Sulla stessa linea Giovanna Giubbini, dirigente del Ministero: «È un rientro che restituisce dignità alla memoria collettiva e parla a tutta l’Italia, non solo a Perugia».

Decisivo anche il contributo di Matteo Ferrari, ricercatore che ha rintracciato la dispersione dei documenti. «Alcuni pezzi erano finiti ovunque: da Stanford a vecchi antiquari francesi. Non è finita: mancano ancora circa 300 pergamene, continueremo a cercarle».

Intanto, la Collezione è già protagonista di un primo progetto espositivo: a Palazzo Baldeschi è in corso “EXTRA. Segni antichi / Visioni contemporanee”, mostra che mette in dialogo le pergamene con opere di artisti come Boetti, Isgrò, Lai e Tremlett. E nel 2025, a ottobre, è attesa una grande esposizione che presenterà al pubblico altre centinaia di documenti appena rientrati.

«Non è solo una restituzione locale – ha concluso Riccardo Gandolfi, direttore dell’Archivio di Stato di Roma – ma un segnale forte per tutto il Paese: quando pubblico e privato collaborano, l’identità dispersa può davvero tornare a casa».