Home Evidenza Il genocidio ucraino programmato dal neoimperialismo di Putin

Il genocidio ucraino programmato dal neoimperialismo di Putin

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Mikhail Gorbaciov

Il brutale ritorno al passato della Russia zarista ha soffocato ogni anèlito popolare di libertà

di Bruno Di Pilla

Quando volteggia alto nel cielo suscita l’ammirato stupore dei marinai l’oceanico àlbatros dalle grandi ali bianche, principe dei nembi nei “Fiori del male” di Charles Baudelaire. Anche la Russia dell’ultimo decennio del Novecento destò entusiastiche lodi, nel mondo libero, per essersi finalmente scrollata di dosso il plurisecolare schiavismo zarista e la successiva oppressione comunista.

Com’eri bella, San Pietroburgo, con l’Ermitage, i tuoi splendidi palazzi ed i tesori artistici, subito invasa, dopo il crollo dell’URSS, da milioni di turisti occidentali con il naso all’insù! Nessun visitatore poté esimersi dal tessere elogi della stessa Mosca, delle Chiese ortodosse, delle sue piazze e del monumentale Cremlino, non più abitato da crudeli dittatori eredi di Stalin, né simbolo di oscuri presagi per le sorti dell’umanità.

Poi, però, con l’avvento del Terzo Millennio, il Paese di Tolstoj e Dostoevskij è ripiombato nell’inferno dell’assolutismo e dell’intolleranza, al punto che i suoi ammiratori (e le imprese straniere) si sono dissolti nel nulla, inorriditi dal brutale ritorno al passato. Proprio come l’àlbatros è deriso e commiserato dalla ciurma, allorché lascia le volte celesti per chinarsi sui rimasugli di cibo galleggianti in mare, così il tiranno Putin ha distrutto in pochi anni il buon nome e la radicale metamorfosi della sua patria, attirando su di sé l’unanime esecrazione e lo sdegno degli uomini liberi, al punto da essere espulso dalla comunità mondiale e definito criminale di guerra dalla Corte Penale Internazionale dell’Aja. Elevazione? Baudelaire avrebbe chiamato così la perestrojka e la glasnost di Michail Gorbacev, alla fine degli anni Ottanta, Presidente illuminato che restituì al suo popolo la tanto agognata libertà di pensiero, calpestata senza pietà sin dai tempi di Pietro il Grande.

A soffocare i legittimi anèliti vitali di gente sempre costretta a subìre vessazioni e prepotenze dagli zar di turno è stato Vladimir Putin, cui a nulla giovarono, nei primi anni Duemila, la quotidiana frequentazione e l’amicizia di personaggi, anche italiani, rispettosi dei fondamentali diritti umani.

E così dalla melma neoimperialista di Mosca è spuntato, tra i più maleodoranti fiori del male, il genocidio ucraino. Come può Putin definirsi cristiano?