La Regione ritocca l’addizionale IRPEF: invariata per il 70% degli umbri, sconti per quasi metà dei contribuenti e aumenti sopra i 50mila euro. Sanità e tagli alla spesa al centro del piano
È stata presentata come una manovra di “equità fiscale”, ma la revisione delle aliquote IRPEF varata dalla giunta regionale promette di far discutere ancora a lungo. Stefania Proietti ha incontrato ieri i consiglieri di maggioranza per illustrare nei dettagli la nuova manovra – battezzata “2.0” – che approderà in consiglio con un maxi-emendamento, dopo settimane di confronti con le parti sociali.
Chi paga e chi risparmia
Secondo i dati diffusi dalla Regione, il 70% dei contribuenti umbri non vedrà alcun aumento di tasse nel triennio 2025-2027. Parliamo di chi guadagna fino a 28mila euro annui: per loro, tutto resta com’è. Nella fascia tra i 28mila e i 50mila euro, invece, l’aliquota sale al 3,12%, mentre chi supera i 50mila arriverà a pagare un’aliquota complessiva del 3,33%.
Sono 113mila gli umbri nella fascia intermedia, 32mila quelli sopra i 50mila euro. A fronte degli aumenti, però, la manovra prevede anche sgravi: 150 euro di sconto automatico per chi guadagna intorno ai 30mila euro, e risparmi che vanno da 20 a 51 euro per chi ha redditi inferiori ai 28mila. Il risultato netto, secondo le simulazioni della giunta, è che il 46% dei contribuenti pagherà meno.
Le risorse: dove vanno
Il nuovo gettito stimato grazie alla manovra IRPEF è di 52 milioni. A questi si sommano 14 milioni attesi da una rimodulazione dell’IRAP – lo sconto sul rincaro previsto dal 2026 sarà dello 0,4% invece che dello 0,5% – e i risparmi legati all’eliminazione del 10% aggiuntivo sul bollo auto.
Gran parte delle nuove risorse servirà a coprire il disavanzo sanitario, con 34,2 milioni stanziati già nel 2025. Altri 12,8 milioni copriranno la prima rata del ripiano del fondo di dotazione delle aziende sanitarie. Ulteriori 5 milioni andranno su voci varie. Non manca poi l’impegno a finanziare l’ARPA, rimasta senza copertura dopo la bocciatura del bilancio regionale da parte della Corte dei conti.
Tagli e controlli: parte la spending review
Parallelamente, la giunta ha avviato una spending review con l’obiettivo di razionalizzare la spesa della Regione e delle sue partecipate. I risparmi confluiranno in un “fondo taglia tasse”, insieme alle entrate libere da vincoli della manovra e ai proventi da alienazioni del patrimonio pubblico. Un fondo che, nelle intenzioni, servirà per sostenere interventi su lavoro, edilizia popolare, trasporti scolastici, ambiente e politiche sociali, ma anche per eventuali futuri tagli fiscali.
Ogni trimestre – promette l’assessore al Bilancio Tommaso Bori – si farà un punto con le parti sociali per decidere come impiegare le risorse. Tra gli obiettivi dichiarati, anche la diminuzione della cosiddetta “tassa occulta” rappresentata dalla sanità privata.
Una manovra nata male (ma che prova a rimediare)
Nel tentativo di rimediare agli errori comunicativi delle scorse settimane – quando l’unico messaggio passato era quello dell’aumento per coprire i buchi della sanità – Proietti ha insistito sul concetto di redistribuzione e su una visione di lungo termine. Resta però un nodo politico: la Regione avrebbe potuto negoziare un piano di rientro con il governo, invece ha scelto di intervenire subito sulla leva fiscale. Una mossa che non tutti hanno condiviso.
Nel frattempo, si lavora anche a un nuovo Piano sanitario regionale, che la giunta punta a presentare entro fine anno, con una cabina di regia ad hoc e controlli più severi su costi e mobilità passiva. Sullo sfondo, infine, resta l’incognita post-2027, quando – con la nuova legislatura – potrebbe arrivare una riforma fiscale nazionale che superi l’attuale sistema a scaglioni.
Il fronte politico si scalda
Le opposizioni non hanno perso tempo: parlano di manovra classista, ideologica, inadeguata. Non solo: è stata anche depositata una mozione di sfiducia nei confronti della presidente Proietti, segnale che la tensione resta alta. Se la manovra sarà ricordata come un passo avanti verso un fisco più giusto o come l’inizio della crisi politica del centrosinistra umbro, lo diranno i prossimi mesi.