Un’indagine complessa destinata a svelare le zone d’ombra più inquietanti del web sommerso, il punto di vista di Carlotta Colaiacovo, membro giovanile di Forza Italia e Assessore al comune di Gubbio
Si allarga di ora in ora lo scandalo legato a Pica.eu, portale che ha diffuso fotografie di donne Vip su siti pornografici come “Pica.eu, Picnet e Comeup”. Tra le immagini finite nel mirino anche quelle della premier Giorgia Meloni. Un caso che intreccia pornografia, insulti sessisti e istigazione alla violenza, e che sta scuotendo non solo le cronache italiane ma anche quelle internazionali.
Le prime ricostruzioni investigative indicano che i server sarebbero stati collocati all’estero, mentre l’amministratore e parte dello staff avrebbero base in Italia: un elemento che potrebbe risultare decisivo per individuare responsabilità e connessioni.
L’inchiesta non si concentra soltanto sui gestori del portale, ma anche sugli utenti che, dal 2021 fino alla recente chiusura di Phica.eu, hanno pubblicato centinaia di commenti offensivi e incitanti alla violenza sessuale sotto le immagini delle donne esposte. Per loro potrebbero profilarsi accuse pesanti: dall’istigazione a delinquere alla diffamazione aggravata, dal vilipendio delle istituzioni alla violenza privata, fino al vilipendio di cariche dello Stato.

Sul caso è intervenuta anche la giovane Carlotta Colaiacovo, Segretario provinciale di Forza Italia Giovani Perugia e Assessore alle Politiche giovanili e allo Sport del Comune di Gubbio:
“Il caso Phica.eu, – dichiara – non rappresenta soltanto un attacco digitale, ma una ferita profonda inferta alla dignità e all’anima delle donne coinvolte. È la prova di quanto sia fragile il confine tra la libertà di esprimersi e la violenza di chi trasforma quella libertà in motivo di offesa.”
Colaiacovo ha poi aggiunto:“Non è normale né accettabile che una donna debba vivere con la paura di essere esposta, giudicata o umiliata per un gesto semplice e naturale come pubblicare una foto. Questo riguarda tutte le donne che scelgono di mostrarsi al mondo con autenticità. A loro va la mia più sincera solidarietà: le vostre ferite non sono invisibili, ma raccontano la necessità di una società capace di proteggere, ascoltare e rispettare.”
Infine, ha concluso: “Come assessore e come donna, ritengo fondamentale trasformare l’indignazione in azione concreta. Difendere la libertà delle donne significa tutelarne la serenità, il diritto a vivere senza paura e la possibilità di esistere pienamente. È una battaglia che riguarda tutti, perché senza rispetto non può esistere una vera democrazia.”














