Attesa per oggi la sentenza della Cassazione che potrebbe condannare l’imprenditore a passare 4 anni nelle carceri albanesi
E’ attesa per oggi la sentenza della Corte di Cassazione che stabilirà se Davide Pecorelli deve, o meno, essere estradato in Albania. L’imprenditore di San Giustino nel 2021 inscenò il proprio omicidio nel Paese delle Aquile rendendosi colpevole, per la giustizia albanese, dei reati di truffa aggravata in concorso, profanazione di tombe in concorso, intralcio alla giustizia in concorso, distruzione della proprietà tramite incendio in concorso, attraversamento illecito di frontiera. Reati per cui dovrà scontare 4 anni di carcere.
La Corte di Appello di Perugia concesse l’estradizione, accogliendo il mandato di arresto internazionale emesso dal Tribunale di Puke nell’ottobre del 2022. Poi il ricorso in Cassazione della difesa di Pecorelli, costituita dagli avvocati Massimo Brazzi e Andrea Castori, ed oggi potrebbe essere il giorno della verità.
Intanto Pecorelli, in una intervista a La Nazione a firma di Luca Amodio, lancia un appello al ministro della Giustizia Nordio affinché sospenda l’estradizione. “E’ suo potere farlo entro 45 giorni dalla sentenza – dichiara Pecorelli -. E’ un essere umano anche lui, io ho quattro figli, di cui due minori”.
“La pena a cui sono stato condannato è sproporzionata – continua Pecorelli – e poi le condizioni delle carceri in Albania sono degradanti. Io voglio pagare per quello che ho fatto, non per altre cose”.
Nel corso dell’intervista l’imprenditore umbro ammette di aver commesso alcuni dei reati che gli vengono contestati, ma nega categoricamente di aver mai profanato tombe o di aver truffato qualcuno.