Home Musica Amici della Musica: una grande giornata con Hadelich e Bronzi

Amici della Musica: una grande giornata con Hadelich e Bronzi

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Sabato pomeriggio nella Sala dei Notari c’era come un’aria di rappel à l’ordre, una sorta di convocazione degli Stati Generali degli Amici della Musica

di Stefano Ragni
Sabato pomeriggio nella Sala dei Notari c’era come un’aria di rappel à l’ordre, una sorta di convocazione degli Stati Generali degli Amici della Musica. Sarà forse il fatto che la stagione volge al termine, ma la straordinaria consistenza di presenti faceva pensare a una boccata di ossigeno da respirare prima del grande vuoto estivo. In un momento in cui le angustie del mondo non consentono una serena visione del presente, sembra quasi che inalare questi lacerti di bellezza sia una vaccino contro il dolore e la miseria corrente, un antidoto allo sgretolamento dei valori del cosiddetto “canone occidentale”.
Il fatto poi che si ritrovassero gomito a gomito esponenti della maturità e una fittissimo gruppo di giovani fa pensare che il sodalizio perugino abbia saputo ben lavorare sia sul Liceo Musicale, il classico Mariotti, sia sui nuclei scolastici coinvolti nel PCTO.
Decine di ragazzi si sono pagati il biglietto d’ingresso e, a differenza dei brusii che si levavano quando si venivano a mendicare crediti, si sono manifestati segni di interesse e di coinvolgimento degni di straordinari protagonisti dell’ascolto. Sarà forse il fatto che il creatore del concerto, il violinista Augustin Hadelich si presentava da solo, in una ascetica presenza, confortata da un fisico robusto e da un aspetto giovanile, quasi adolescenziale, nonostante la trentina d’anni che vanta. Pochi, per tutte le cose che ha fatto tra Europa e Mondo Mondo, con presenze accanto a orchestre di lusso, frequentazione di prestigiosi festivals, incisioni discografiche e un riconoscimento come, nel 2011, il meritatissimo Borletti-Buitoni Trust.

Affidandosi al Guarnieri del Gesù del 1744, Augustin ha voluto affidare alla musica di Bach la parte più cospicua della sua sfida acustica al mormorio di Corso Vannucci e alle ricorrenti scampanate di Monsignor Arcivescovo. Due le partite affrontate, la BWV 1006 e la ben nota 1004 con la famosissima Ciaccona. Sono momenti strumentali di grande impegno che richiedono quel controllo tecnico di cui il giovane musicista è evidentemente padrone, e un riflesso interpretativo di forte spessore per la intensa musicalità che scaturisce da questi prismi sonori che riflettono una luce acustica ancor oggi enigmatica. Ci provò a decifrarne gli enigmi il giovane Pasolini, che nel 1946 firmò un incredibile studio sulla musica per violino di Bach, che oggi si legge nell’ opera omnia di riferimento. E, nello stesso anno poneva la citata Ciaccona al centro di una bellissima pagina del romanzo Atti impuri dove il protagonista, lo stesso Pasolini, si diceva pronto a scrivere inimmaginate pagine per il violino solo, presagendo quello che di lì a poco sarebbero state la acquisizioni della Nuova Musica e della comunità di Darmstadt. Con esiti sorprendenti che portavano il letterato bolognese alla convinzione che la musica per violino solo di Bach sia una delle cose più “sensuali” mai pensate. Con buona pace di esegeti e filologi, il colpo d’ala poetico spazzava via convenzioni e convinzioni dettate dalla consuetudine, per aprirci uno squarcio di bellezza del tutto imprevisto. E di questa bellezza, austera, ma trascinante, si è fatto interprete Augustin imparentando i graffiti bachiani con una pagina di efficace modernità, il Blues forms di Coleridge-Taylor Perkinson, un afroamericano molto vicino al jazz, ma dotato di una efficace capacità oscillatoria tra le tonalità tradizionali, con un affascinante movimento lento centrale suonato col sordino. L’arco implacabile di Augustin ha poi percorso con maestria la Sonata op,. 27 n. 2 di Yasye, pagina che col costante ricorso al tema di Dies irae manifesta un logorio che il tempo fatalmente le infligge. Voleva essere un gesto di ironia, ma è diventato stantio come un romanzo della Invernizio.

Applausi fragorosi per il violinista ospite che risponde con un fuori programma da monaco camaldolese, il movimento lento della Seconda Sonata, un adagio-accompagnato nel più puro stile italiano con cui Bach ha saputo manifestare la sua ammirazione per il Belpaese. Hadelich va ricordato come un giovane ai vertici di una comunicazione che non potremmo definire che “spirituale”.

Il concerto violinistico faceva seguito a una conferenza che Enrico Bronzi aveva tenuto nella adiacente sala della Vaccara a partire dalle 16. Violoncello in pugno il musicista parmense, nel gustoso stile espositivo che gli è proprio, ci ha parlato della “forma circolare” in musica adottando esempi musicali proiettati sullo schermo e sottolineati da ascolti specifici. E visto che di passacaglia si trattava, ecco gli storici esempi di Schoenberg, Webern, il Wozzek di Berg, Dallapiccola, Copland. Lo stesso Bronzi ha suonato un estratto di Ligeti dopo aver citato a più riprese Escher e Moebius, il matematico ottocentesco inventore del famoso “nastro”, superficie bidimensionale che, immersa nello spazio euclideo, ridimensionale, presenta una sola linea e una sola faccia. Per chi avesse voluto capire meglio Bronzi ha intrecciato un nastro e lo ha svolto davanti ai presenti, convincendo tutti.