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Treni, rimborsi fantasma per 8 mila pendolari

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Nessuno sa ancora come riavere i soldi degli abbonamenti non utilizzati per il lockdown

Che fine faranno i rimborsi per gli abbonati di Trenitalia (ma anche Busltalia) che durante il lockdown non sono saliti su treni e bus?
La domanda viene posta dal Messaggero Umbria, che riporta inoltre come sia questa una partita che riguarda migliaia di persone (anche studenti) e per cui il Coordinamento dei comitati pendolari dell’Umbria guidato da Gianluigi Giusti ha fatto un conto: solo per i treni si può contare fino a ottomila.
I pendolari restano in attesa di un segnale. Che sia un rimborso secco, o un prolungamento dell’abbonamento per un periodo pari a quello che non è stato utilizzato. Intanto i pendolari guardano da vicino, in attesa di capire cosa succederà a settembre e come si muoverà la Regione Umbria, la sperimentazione sui treni regionali per controllare e contingentare il numero dei viaggiatori presenti a bordo.
Una rivoluzione nel trasporto regionale che prevede un biglietto specifico per il treno scelto, in vendita finché il convoglio non ha raggiunto in base alle prenotazioni dei viaggiatori la capienza massima. Con la nuova procedura il viaggiatore salirà sull’effettivo treno che ha scelto e prenotato. Soltanto così il sistema funziona, con il rispetto di questa regola.
Un passaggio in più, dunque, ma semplice e che permetterà di viaggiare in sicurezza. A iniziare dall’App e, poi, anche su sito web e self service, sarà possibile controllare in tempo reale la disponibilità di posti sul treno prescelto. Nel caso questo sia sold out, il sistema non permetterà l’acquisto. Nel piano non rientra chi ha l’abbonamento. Anche se i pendolari guardano con attenzione quello che accadrà a settembre. A oggi non tutti i regionali umbri su Roma, per esempio, secondo un dato raccolto dal Coordinamento dei comitati dei pendolari, rientrano in quel tipo di sistema di prenotazione del biglietto proprio per garantire i posti a chi ha sottoscritto gli abbonamenti.
L’ALTRA PARTITA
Intanto, a proposito di treni, la Fcu approda in seconda commissione consiliare «per prendere conoscenza a tutti i livelli di quanto succede, per mettere sul piatto le questioni ed un cronoprogramma», spiega Michele Bettarelli, consigliere regionale Pd, che ha dato impulso alla convocazione. Per mercoledì a mezzogiorno, in video conferenza, il presidente della commissione, Valerio Mantini, ha invitato l’assessore regionale Enrico Melasecche, i presidenti delle province di Perugia e Terni, Luciano Bacchetta e Giampiero Lattanzi, il numero uno di Anci, Francesco De Rebotti, Annalisa Costa, Pendolari stufi, e Carlo Reali, Il Mosaico. Un “parterre” come non si è mai visto, chiamato a ragionare sull’immediato futuro. «Nella speranza auspica Bettarelli che tra settembre e ottobre si possano avere orari e modalità di spostamento condivisi». Ultimo tentativo per salvare la ferrovia dopo il crollo verticale di utenti ed incassi. «Gradiremmo una risposta chiara sui rimborsi degli abbonamenti non utilizzati nel lockdown», anticipa Costa. «Altre regioni hanno pubblicato sul sito dell’azienda competente e responsabile i bandi per richiedere quanto spettante, in Umbria niente, non vorremmo che disposizioni in merito arrivassero all’ultimo momento, creando grosse difficoltà agli utenti meno informatizzati per compilare eventuali domande». Ma la strada non sarebbe poi così in salita, secondo Carlo Reali: «Evitando un’inutile burocrazia, si dovrà procedere alla definizione di una modalità che non penalizzi le parti, il rimborso andrà legato alla continuità del servizio acquisito nel tempo». Ma sulla ex Fcu pende anche l’interriogativo della riapertura del tratto che va da Ponte San vanni a Terni. Nessuno ne parla più e l’Umbria resta monca in una tratta che era stata definita, qualche anno fa, come di interesse nazionale: Come si sono perse le tracce dell’Agenzia regionale dei trasporti.