Home Opinioni S’odono carri e guerrieri lungo le strade romane di Carsulae

S’odono carri e guerrieri lungo le strade romane di Carsulae

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Terni vanta un sito archeologico d’epoca antica e di grande valore culturale

Di Adriano Marinensi – La nota, posta sotto questo titolo, può sembrare scritta in tempi recenti. Invece è “roba vecchia” perché ha una data di pubblicazione che risale a 20 anni fa, in febbraio, (eccolo l’anniversario per tornare in tema), esattamente al febbraio dell’anno 2000. Quando, camminando dalle parti di Cesi, mi venne l’uzzolo di scrivere qualcosa sulla “biografia” della città di Carsulae. E’ una riflessione semplice, però legata ai secoli che rendono prezioso quel sito archeologico costruito nell’antichità, con la roccia, a due passi dalla città (Terni) che costruisce la modernità col ferro e il fuoco.

Il sole quel giorno non era libero e giocondo come quando sorgeva sui colli fatali di Roma. La sua luce dava comunque splendore al verde dei grandi prati ed al biancheggiare dei preziosi reperti. Sulla scena occupata dai retaggi di una civiltà millenaria, ho vagato attento per cogliere atmosfere remote. Ho “navigato” all’indietro quando le attuali rovine erano edifici, monumenti, luoghi di culto e di svago. Nell’andare tacito, lungo quella ch’era la Via Flaminia, mi è parso di percepire, quasi in dissolvenza, un silenzioso fragore di corazze in cammino. E, dentro le armature, le ombre corrusche dei legionari romani, nel loro faticoso incedere al seguito delle insegne imperiali, sopra le pietre segnate e solcate dalle ruote dei carri.

Completamente fuori contesto, mi è venuto un pensiero, tosto archiviato per stravaganza indebita. Da duemila anni stanno ancora li, salde ed austere, le pavimentazioni delle strade, mentre quelle realizzate di recente (impegnando rilevanti risorse) nel centro storico di Terni, sono già, in parte saltate e ignobilmente riparate con toppe di catrame. Sciatteria.

La data di nascita di Carsulae non è del tutto certa. Sicuro è che c’era quando cominciammo a contare gli anni dell’era cristiana. Sorse ai margini della consolare che, dall’Urbe, andava verso l’Adriatico. Una “superstrada”, la Flaminia, che mise in sottordine molte delle vie naturali di comunicazione tracciate dal passaggio dell’uomo, degli armenti e dei guerrieri. Ci sono, delle municipalità di Carsulae, tanti segni lasciati dal suo tempo. Il Foro, la “piazza del popolo” di allora, dove si svolgeva molta parte della vita di relazione; la basilica, edificio pubblico, anche per le adunanze giudiziarie e politiche. Poco oltre, il teatro e l’anfiteatro sedi di spettacoli, di giochi e di celebrazioni. Poi le terme per immagazzinare le acque e, in fondo, l’arco di S. Damiano, insieme alla superba necropoli. Il complesso costituisce un museo sotto il sole, tal quale a quelli che, a Roma, calamitano i forestieri, con interessante ritorno economico.

Questo è il quadro. La cornice attorno merita pari attenzione. Eccoli lassù in alto, i Monti Martani e, d’un canto, Cesi, la capitale delle Terre Arnolfe e protagonista medievale di una vicenda importante legata al territorio che va da Spoleto a Narni, alle lotte tra i Comuni, tra i Capitani di ventura, il Papato e le grintose Signorie dell’Italia centrale. Montagne e boschi sempreverdi (che, d’autunno diventano una tavolozza di colori) circondano Carsulae e formano un insieme che racconta d’antico e di ecologia. Ci sono, appena ai margini dell’orizzonte, Sangemini ed Acquasparta, a loro volta “capitali” delle acque minerali. Ci si può arrampicare, in breve, per sentieri sino ad altezze dove regna l’aria buona e il silenzio, per avere ristoro dall’affliggente clima della conca ternana. Al presente, per altri versi, infelice più che in passato quando l’aggettivo industriale s’univa meritoriamente al sostantivo città. E la grande impresa pubblica ha fatto da ombrello per ogni tipo di pioggia. Oltre che punto di riferimento occupazionale per l’avvenire dei giovani. La mutata situazione odierna impone strategie coraggiose che debbono inserire nei piani di sviluppo anche la cultura dell’accoglienza, puntando lo sguardo verso la utilizzazione e la valorizzazione delle risorse storico – ambientali. Lungo l’itinerario principale Cascata delle Marmore, Lago di Piediluco e Carsulae, appunto. E la Valle Santa sabina a due passi, raggiungibile velocemente attraverso la Terni – Rieti finalmente ultimata.

Si potrebbe farne una pagina per un progetto legato alla “didattica dei beni ambientali e culturali”. Si dirà, materia scolastica complementare. Invece no. La scuola, sin dai primi anni, deve trasmettere un messaggio incisivo e convincente ai ragazzi, perché la tutela dei retaggi antichi e della natura assicura la memoria alle generazioni. Talune attenzioni civili, taluni doveri sociali traggono origine proprio dall’insegnamento di una materia così e dall’attenzione responsabile dei giovani. Ecco allora che Carsulae, con quella sua narrazione visiva di vita remota ed il paesaggio circostante, si pone come sinossi di notevole efficacia. Oltre ad essere ovviamente un punto di riferimento di valido richiamo turistico. Non sono molti infatti i parchi archeologici che possono vantare uguale “curriculum”. Occorre semmai aumentarne la visibilità con un forte incremento di immagine. Tenendo conto che il primo comandamento ecologico suggerisce di continuare a diffondere la conoscenza per accrescere le sensibilità e far entrare in campo un esercito di popolo a difesa del creato e delle sue risorse.

Affido la conclusione ad una considerazione breve, scendendo dalla collina (di Cesi) al piano (di Terni). In questa nostra conca, praticare l’ecologia è un imperativo assoluto per ogni cittadino e un impegno politico ineludibile per ogni amministratore, per ogni promotore culturale. L’ecologia, oltre ad essere una scienza, dev’essere una pratica, continua e permanente, a tutela di tutti i luoghi ove si svolgono attività umane. A Terni, addirittura, una norma cogente dal peso specifico assai elevato. Oggi, così come 20 anni fa, quando scrissi il “corsivo” appena citato, la condizione urbana non ha fatto salti in alto. L’inquinamento che condiziona pesantemente la salute, continua a fare da problema esistenziale irrisolto.

Le “nocività” presenti in atmosfera permangono in misura nient’affatto marginale. Il livello di rumorosità percepibile e molesto resta troppo elevato. Mancano interventi strategici in grado di aggredire l’impatto negativo di questi ed altri fattori avversi. Si ha l’impressione che l’opinione pubblica locale non avverta l’importanza del problema ambientale. Ed allora, occorrerà rimuovere questa disattenzione per costruire un “fronte di guerra” che faccia massa critica, come si suol dire, nei confronti di chi ha l’obbligo di operare per garantire alla città un profilo igienico – sanitario immune da pericoli ed un sembiante migliore dell’oggi, purtroppo uguale al passato.