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 può far risalire il Pil dell’Umbria

Solo un New Deal della cultura
 può far risalire il Pil dell’Umbria

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A fronte di un impoverimento generale la politica potrebbe tornare a giocare un ruolo fondamentale, prendendo esempio dal programma messo in campo dal presidente americano Franklin Delano Roosevelt

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Il Consiglio regionale umbro

Di Francesco Castellini – Mentre l’Umbria diventa sempre più povera la politica sta indifferentemente a guardare. Sono decenni che affacciata ai balconi dei Palazzi, la classe eletta per amministrare e perseguire gli interessi dell’intera comunità, assiste passiva al depauperamento progressivo dei nostri tesori più belli. E a parte le performance strabilianti di personaggi diventati fenomeni mondiali, del calibro di Brunello Cucinelli, che a ben vedere si sono fatti da soli, nonostante le condizioni ambientali, politiche e sociali in cui si sono ritrovati ad operare, la triste realtà emerge inesorabile sotto gli occhi di tutti.

Oggettivamente da queste parti c’è poco da stare allegri: i dati Eurostat parlano chiaro: tra il 2008 e il 2014 il Pil in Umbria è sceso dell’8,37 per cento. Si tratta del calo più grande registrato in tutta la Penisola. Secondo l’Istat inoltre a gennaio l’intero territorio regionale ha perso circa 4 mila abitanti, contro una media italiana di 2.300.

Una fuga che rivela un altro segno evidente di delusione, di aspettative tradite. Del resto in Umbria non c’è più nulla che faccia sperare, e si è come persa la capacità di proiettarsi in avanti, di progettare il futuro, di definire una strategia vincente. In una parola, incapacità di governare. E dunque, a fronte di questa ignavia si guarda al potere come ad un agglomerato inutile e superfluo. E allora vediamo se in mancanza di nuove idee riusciamo almeno a ripescare qualcosa di buono fatto nel passato. Così, per avere qualche spunto, qualche esempio da citare. Ed è bastato sfogliare un manuale di storia per scoprire che nel 1935 – nel pieno della grande crisi economica – il presidente americano Franklin Delano Roosevelt lanciò nell’ambito del New Deal il programma Federal Writers’ Project allo scopo di dare lavoro non solo a scrittori ma anche a storici, archeologi, geografi, critici d’arte, geologi, fotografi, cartografi, ecc. che la recessione aveva lasciato senza occupazione e, soprattutto, senza speranze per il futuro. In quattro anni vennero impiegati, con salari modesti ma con mansioni adeguate alle competenze di ciascuno, oltre seimila persone.

Il primo e più importante risultato furono le straordinarie guide degli Stati Usa nonché quelle più famose delle maggiori città americane (le American Guide Series). La guida di New York “New York Panorama” del 1939) è ancora considerata la descrizione più ricca ed intelligente mai fatta della grande mela. Vi contribuirono personaggi straordinari come il più grande degli storici urbani Lewis Mumford e scrittori divenuti famosi come John Steinbeck e Saul Bellow – entrambi Premi Nobel per la letteratura. Ora, una provocazione ai Palazzi: e se lo facessimo anche qui, noi? In fondo cosa serve? Magari un’amministrazione illuminata che capisca la portata di un’operazione del genere, una Regione o un Comune pilota per provare a coinvolgere le migliori menti disoccupate e i tanti cittadini che hanno voglia di raccontare il loro territorio: scrittori, fotografi, pittori, creativi, musicisti, archeologi. L’appello è rivolto alla politica, ma va da sé che nessuna Istituzione può ritenersi esclusa. Perché valorizzazione i beni culturali e il grandissimo patrimonio artistico umbro, è da considerarsi l’asset da cui partire per il rilancio innovativo della nostra economia. Di certo si può fare. E’ stato già fatto. E allora se non riusciamo ad avere nuove idee per rilanciare la Cultura nel nostro Paese, almeno ispiriamoci a quelle del passato. L’importante è finirla di stare solo a guardare.