Home Attualità «Per la mammografia ripassi fra tre anni»

«Per la mammografia ripassi fra tre anni»

0

Una 77enne di Terni si è sentita rispondere così dalla Asl. Pagando basta una settimana

 

mammografia_1443445950Siamo arrivati dunque a tre anni d’attesa per una mammografia. Lo si apprende dal Messaggero, dove nelle pagine di Terni si evidenzia l’odissea di una 77enne, che nel prenotare un’esame mammografico si è sentita rispondere: “appuntamento per l’8 maggio 2019”.

Alla faccia della prevenzione. E così, di mese in mese, slittano le prenotazioni, e quelle che venivano considerate “le lunghissime liste d’attesa”, perché magari comportavano di armarsi di pazienza per un anno e mezzo/due, adesso si è arrivati al record temporaneo di tre anni, come dimostra appunto l’ennesima denuncia di una donna di Terni che fiduciosa si era rivolta al Centro salute donna dell’ospedale civile Santa Maria. La questione era stata stigmatizzata qualche mese fa dai consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari che già nel maggio scorso scrivevano “la situazione è diffusamente critica; oggi registriamo nuove conferme di come occorra attendere tanto, troppo, soltanto per fare un esame che, pur non urgente, rientra nella logica della prevenzione”.
Pagando basta attendere una settimana. “Eppure – scrivono i consiglieri – nell’intramoenia, servizio che utilizza strutture dell’ospedale stesso, i tempi medi del ‘Silvestrini’ sono pari a una sola settimana, come verificato ieri presso gli uffici”. “Ha qualcosa a che fare con questa vergogna – si domandano i due esponenti pentastellati – il fatto che le mammografie pubbliche, al Silvestrini come altrove, per lungo tempo siano state effettuate soltanto di mattina? Un assessorato alla Sanità dimezzato – spiegano – e un super dirigente contestatissimo non aiuteranno certo nella risoluzione dei problemi esistenti”.

Oggi fanalino di coda. “In un tempo non lontano spiccavamo – aggiungono -: oggi rischiamo di diventare il fanalino di coda della Sanità nazionale. Si può proseguire così? Gli unici a sorridere in questo caos – commentano – sono i laboratori privati, ma anche coloro che lavorano in quella intramoenia su cui il Consiglio regionale, su proposta M5S, ora finalmente accenderà un faro e che, per talune prestazioni, andrebbe sospesa da subito: ma la Sanità non era pubblica? Ma la Sanità – concludono – non era gratuita? Ma la Sanità non dovrebbe essere un servizio universalistico, accessibile a tutti”?