Home Attualità Molte scuole umbre a rischio, alcune dovranno essere ricostruite

Molte scuole umbre a rischio, alcune dovranno essere ricostruite

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Scuola media "Carducci" di Foligno

Il 61% degli edifici scolastici sono privi del certificato di agibilità statica. I casi più gravi a Norcia ma si registrano danni ingenti anche a Foligno, già provata dalle scosse del 1997

 

Scuola media "Carducci" di Foligno
Scuola media “Carducci” di Foligno

di Alberto Laganà – Le 1100 scuole presenti in Umbria hanno sopportato il peso delle migliaia di scosse che si sono succedute dall’agosto scorso, ma già risentivano dei vari sismi che dal 1979, sino ad oggi, si sono abbattuti con una forte intensità su tuttala nostra regione, dalla Valnerina a Gubbio ma anche sul Ternano. Gli interventi effettuati a pioggia dalla Province nei decenni trascorsi ne hanno adeguate una piccola parte, sempre meglio di niente, ma ora, senza più fondi e competenze, non ci sono neppure più quelli, in attesa che la Regione, nuovo soggetto preposto, prenda provvedimenti e batta cassa al governo per poter intervenire.

Nel 2004 il servizio umbro di Protezione civile e Prevenzione dai rischi ha consegnato alla Giunta regionale l’indagine sulla vulnerabilità sismica del patrimonio edilizio scolastico ed il risultato è davvero sconfortante, senza contare quello che è successo dall’agosto scorso che ha aggravato ulteriormente il quadro complessivo.

Il 39% degli edifici mostra una vulnerabilità bassa in quanto sono stati costruiti di recente, il 44% media ma per il 17% è alta, e stiamo parlando di quasi 200 scuole. Inoltre il dato più preoccupante è che ben il 61% degli edifici scolastici sono privi del certificato di agibilità statica e non si capisce da dove si potranno ottenere le ingenti risorse necessarie dal momento che si deve intervenire su ben 700 scuole di ogni ordine e grado. La Regione avverte sconsolatamente che “il poco impegno dei governi che si sono succeduti alla guida del paese non ha permesso a una regione ad alto rischio sismico come l’Umbria di regolarizzare la sua posizione” e le risorse sono sempre più scarse per un impegno così mastodontico.

Attualmente i casi più gravi riguardano tutte le scuole di Norcia, epicentro insieme ad Amatrice della nuova fase sismica, che sono interamente inagibili e le lezioni vengono fatte in prefabbricati; non si sa fino a quando visti i tempi biblici degli interventi come riportiamo sullo speciale terremoto in Umbria su queste stesse pagine. Problematica la situazione per tutta la Valnerina. Danni ingenti anche a Foligno, già duramente provata dalle 7500 scosse del 1997 che ha avuto una ricostruzione soprattutto concentrata sulle abitazioni civili. la storica costruzione della media Carducci che ospitava circa 500 persone, deve essere abbattuta in quanto è a norma solo una parte esterna dove si trovano gli uffici dirigenziali e amministrativi e la palestra, per il resto il vecchio ospedale, che era stato dotato di una scala d’emergenza dopo il terremoto citato, non ce la fa più a sostenere il peso degli anni e rischia di venire giù da un momento all’altro. Gli alunni sono stati redistribuiti in altri edifici della città ma anche altre scuole elementari ed asili necessitano di lavori urgenti e già si pensa ad edifici sostitutivi o prefabbricati per far fronte al nuovo anno scolasti. Stessa decisione dovrà essere presa per altri edifici sparsi nella provincia: per il comune di Perugia verrà demolita la scuola media “Carducci-Purgotti”; per Spoleto la scuola media “Dante Alighieri” e scuola materna “Prato Fiorito”; per Giano dell’Umbria scuola elementare di Bastardo.

Problemi aggravati da ritardi e dalle recenti riforme della scuola

La scuola è lo specchio dell’attuale società, ben lontana dallo spirito dei padri fondatori della nostra repubblica, ed ha iniziato la parabola discendente sin dalla definizione della scuola dell’obbligo. La scarsa considerazione e è sottolineata dalla nomina di un ministro nè laureata nè diplomata quando un tempo in parlamento sedevano insigni oratori e scenziati.

Il colpo di grazia l’ha dato la cosiddetta ‘buona scuola’, l’ennesima riforma dell’istruzione, e l’Action Institute ben fotografa la situazione: Il 15% degli studenti non prosegue gli studi dopo le medie e secondo i test PISA, studio internazionale promosso dall’Ocse e nato con lo scopo di valutare il livello di preparazione degli studenti, i risultati italiani non sono incoraggianti; l’Italia registra infatti il 50% in meno di studenti eccellenti rispetto alla media degli altri Paesi Ocse.

Un quadro più completo emerge nel rapporto nazionale Ocse Pisa del 2012. I punteggi medi delle prove di matematica e di italiano erano significativamente al di sotto dei punteggi medi Ocse, mentre da un’analisi più approfondita emergono significative differenze regionali. Le regioni del nord infatti registrano punteggi migliori sia delle regioni del sud che della media Ocse.

In questo contesto, nel 2013 gli stanziamenti per l’istruzione si fermavano al 4% del PIL, a fronte del 5,2% della media dei paesi Ocse (Rapporto OCSE “Education at a Glance”). Le conseguenze, come per esempio l’incremento del numero di studenti per classe, hanno causato un peggioramento dell’offerta formativa per gli studenti e una situazione potenzialmente più difficile per gli insegnanti.

Da un lato, secondo uno studio di Irvapp Fbk, gli studenti hanno subito un peggioramento del loro processo di apprendimento come conseguenza del ritorno del ‘maestro unico’, reintrodotto a partire dall’anno scolastico 2009/2010 dalla riforma Gelmini.

Dall’altro lato, il numero di insegnati assunti tramite contratto a tempo indeterminato era insufficiente rispetto alle necessità delle varie realtà scolastiche e le nuove assunzioni venivano reiterate attraverso l’utilizzo dei contratti a tempo determinato.

Sebbene abbia comportato una riduzione dei costi da sostenere per il ministero dell’Istruzione, questa pratica, che è stata classificata come abuso di precariato dalla Corte di Giustizia Europea, ha originato anche potenziali ripercussioni sociali sugli insegnanti.

Nel 2014, la riduzione del salario reale degli insegnanti e l’aumento del numero di studenti per classe hanno determinato una riduzione del costo del salario dei docenti per numero di studenti di scuole elementari e medie, rispettivamente del 13% e del 5% (Rapporto OCSE “Education at a Glance”).

Le nuove generazioni hanno accesso a un’istruzione di peggiore qualità e senza programmi di orientamento al mercato del lavoro adeguati; una prospettiva drammatica, considerando la dilagante disoccupazione giovanile (39%).

La riforma della “Buona Scuola”. In un tentativo di invertire queste tendenze, la legge 107/2015, la cosiddetta “Buona Scuola”, propone di creare un sistema scolastico caratterizzato da meccanismi tipicamente di mercato e fondato sulla meritocrazia per il miglioramento dell’offerta formativa, introducendo sistemi di valutazione e criteri a carattere generale per rispondere alla denuncia da parte della Corte di Giustizia Europea sull’abuso di precariato.