Home Attualità L’immigrazione di massa e la teoria dell’arretratezza di List

L’immigrazione di massa e la teoria dell’arretratezza di List

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Elaborata nel 1841 mise sotto accusa il liberismo sfrenato della Scuola Classica inglese

di Bruno Di Pilla – Un ausilio alla comprensione del grave fenomeno dell’immigrazione di massa, che tanti stravolgimenti politici sta provocando, non solo in Italia e nel Vecchio Continente, può fornirlo la celebre teoria dell’arretratezza elaborata, nel 1841, dallo storicista tedesco Friedrich List, le cui tesi sono state ampiamente riprese dai neokeynesiani nella seconda metà del secolo scorso ed ancor oggi vengono analizzate con cura da chiunque abbia a cuore le sorti del pianeta. Sotto accusa finì il liberismo sfrenato della Scuola Classica inglese di Adam Smith, con la conseguente idolatria del mercato ed il naturale corollario dell’illusorio benessere generale per i popoli di ogni Nazione. In verità, l’individualismo dei soggetti più abbienti e lo strapotere degli Stati esportatori di prodotti tecnologicamente avanzati sono la fonte primaria del crescente divario che si registra, ora più che mai, fra le collettività delle diverse aree della Terra, generando un’intollerabile “forbice”, sempre più ampia, tra esseri umani e popolazioni. In definitiva, già un paio di secoli fa i più illustri allievi di Smith, Malthus e Ricardo, nel loro carteggio trentennale, avevano denunciato con forza il drammatico problema del sottoconsumo d’intere masse non solo prive di potere d’acquisto, ma anche, in questi nostri tempi, schiavizzate da dittatori senza scrupoli e coinvolte in guerre cruente scatenate per inconfessabili finalità di dominio. In altri termini, cresce l’arretratezza delle sventurate genti che, in particolare, vivono nel grande Continente Africano, le cui terre, ricchissime di diamanti, materie prime e giacimenti auriferi e petroliferi, vengono letteralmente “setacciate” (e talvolta acquistate per trenta denari) dalle multinazionali degli Stati più forti del mondo, in primis quelli che ne hanno, con perfida ipocrisia, sancito l’indipendenza politica. Potrà mai arrestarsi, permanendo l’attuale status di sfruttamento intensivo, l’inquietante esodo di questa umanità sofferente?