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La scuola si riorganizza

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Secondo i dati diffusi da Wired l’Umbria ha l’indice più alto di contagi

Secondo i dati forniti dal Miur per l’anno scolastico 2019-2020, le scuole italiane conterebbero più di 8 milioni di studenti, di cui 7.599.259 della scuola pubblica e 866.805 delle scuole paritarie.

Il Ministero dell’Istruzione Azzolina, tramite un comunicato stampa, aveva rivelato che, alla data del 10 ottobre, gli studenti risultati positivi al Covid-19 fossero pari allo 0,080% (5793 casi di positività).

Per il personale docente si parlava invece di una percentuale dello 0,133% del totale (1020 casi) e per il personale non docente dello 0,139% (283 casi).

Questi dati sono stati diramati dal Miur giovedì 15 ottobre e parrebbero confermare quanto sostiene fermamente la Ministra Azzolina: la scuola è un luogo sicuro.

Su una popolazione scolastica di 8.400.000 studenti, i contagiati sono infatti meno di 5.800, almeno ad ottobre.

Ma nella nostra regione i dati non sono altrettanto buoni.

L’Umbria detiene infatti, stando a quanto riportano i il triste primato di regione con l’indice più alto di contagi nelle scuole, con 20,2 casi ogni mille studenti e docenti.

C’è però chi si oppone a questi dati.

In replica a quanto dichiarato da Wired, la Dottoressa Francesca Leone (esperta di analisi statistiche), attraverso un comunicato, ha evidenziato i seguenti punti che riportiamo testualmente:

1. I dati sono stati forniti dal Ministero dell’Istruzione (MIUR) per tramite dei dirigenti scolastici (che non hanno competenze sanitarie) e non dal Ministero della salute;

2. il periodo di osservazione è al 31 ottobre, ma già in molte Regioni, tra cui l’Umbria, le scuole secondarie erano parzialmente o totalmente in DAD da giorni;

3. lo stesso articolo afferma che: “Affermare che il contagio sia avvenuto in classe è ovviamente impossibile vista la mancanza di tracciamento”.

4. I dati sono stati forniti solo su 2546 comuni dei 6700 su cui ha sede una scuola, ma considerate che ci sono i pendolarismi per motivi scolastici da comune a comune;

5. Il numero dei contagi fornito (64.980) si riferisce sia agli studenti (almeno sembrerebbe) che al peronale A.T.A. e al corpo docente;

6. l’incidenza del numero dei contagi (64.890) sulla popolazione residente (e non anche quella presente) in Italia in età scolastica 6-18 anni, pari a 7.324.727 (dati Istat al 1/1/2020), è pari allo 0,89%; considerate che se rapportassimo il numero dei contagi in ambito scolastico sia alla popolazione degli studenti che al personale scolastico l’incidenza si abbasserebbe; in ogni caso al 31/10/2020 era di 351.386 il numero dei positivi in Italia a fronte di una popolazione residente (e non anche di quella presente) di n. 60.244.639 unita’, con un tasso di contagio pari allo 0,58%; questo calcolo e’ di mia fonte in quanto nulla dice l’articolo su quanto sia la percentuale di contagio dell’intera popolazione;

8. ci chiediamo come mai l’Umbria presenti un tasso di contagio pari a ben 2,6% quando nelle scuole umbre sono stati applicati gli stessi protocolli di sicurezza del resto d’Italia; per conoscenza il tasso dei contagi in Umbria sull’intera popolazione residente il 31/10/2020 è stato dello 0,75%!;

9. È quindi plausibile chiedersi se un tasso di contagio scolastico umbro così alto non sia dipeso, se pur l’Umbria sia una delle regioni meno popolate d’Italia, magari da una peggiore gestione, rispetto alle altre regioni, del “fuori scuola”, vale a dire, trasporti, assembramenti davanti alle scuole, uscite pomeridiane dei ragazzi, non rispetto delle norme di sicurezza in generale ma non in ambito prettamente scolastico”.

I dati divulgati dalla Regione a metà novembre, inoltre, parlavano di 1295 contagi complessivi i quali, divisi per la cifra di 132mila (tra cui studenti, docenti e personale non docente), porterebbero alla cifra di 9,8 l’indice di contagiosità ogni mille unità e non 20,2 come riportato dal sito di Wired.

La situazione contagi in Umbria va comunque migliorando: l‘indice Rt è sceso allo 0,7. Questa frenata dei nuovi casi potrebbe comportare a breve la riapertura delle scuole anche per le seconde e terze medie, mentre le prime hanno già ripreso ieri, lunedì 30 novembre, le lezioni in presenza.

Questo primo passo verso un progressivo ritorno alla normalità è stato accolto con entusiasmo da parte di studenti e genitori, che si sono spesso trovati in difficoltà ad affrontare la didattica a distanza, con tutti i problemi che ne derivano.

Ma che il desiderio predominante fosse quello di tornare in classe non è certo una novità.

(network europeo degli adolescenti) ha dimostrato, , che il 65% degli studenti vuole tornare alle lezioni in presenza e che solo il 7% degli intervistati si trova a proprio agio con la DAD e vorrebbe proseguire con le lezioni a distanza.

Sempre secondo il sondaggio, le cose che mancano di più della scuola sono i compagni di classe, le gite, la ricreazione e il tragitto sull’autobus la mattina.

“La stragrande maggioranza dei ragazzi – si legge nel sito di Radioimmaginaria – pensa che l’ostacolo maggiore delle lezioni online siano le numerosissime distrazioni e ritiene che restare concentrati a casa sia decisamente più faticoso soprattutto se si hanno fratelli o sorelle che seguono le lezioni da casa contemporaneamente.

Ma problemi a parte c’è chi ha trovato dei vantaggi nella didattica a distanza: una parte riesce a dormire di più, un’altra si sente più sicura ad essere interrogata perché c’è uno schermo che li separa dai professori”.