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La dottoressa Esposito si difende e chiede risarcimenti per i danni subiti

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La professoressa Susanna Esposito
La professoressa Susanna Esposito

Susanna Esposito, primario di Pediatria sospesa per 4 mesi, contrattacca

La professoressa Susanna Esposito
La professoressa Susanna Esposito

La professoressa Susanna Esposito, direttore della Struttura complessa di Pediatria dell’Azienda ospedaliera Santa Maria della Misericordia di Perugia, è stata sospesa dal servizio per quattro mesi. Lo ha deciso l’Ufficio procedimenti disciplinari, che contesta alla dottoressa 47enne di Milano, presidente dell’Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici, alcune anomalie riguardanti le presenze in servizio in ospedale, quindi le timbrature, e altre questioni da approfondire legate allo svolgimento della libera professione.
La stimata professionista è professore ordinario di Pediatria generale e specialistica al Dipartimento di Scienze chirurgiche e biomediche dell’Università.
La Esposito ha presentato un suo “memoriale” contro l’istruttoria del Santa Maria della Misericordia in cui afferma di aver ricevuto “Pressioni della direzione ospedaliera per farmi sottoscrivere atti non veritieri”.

Nel memoriale si legge quanto segue: “Nei giorni scorsi sono stati diffusi sulla stampa dati relativi ad un procedimento disciplinare ricevuto dalla Direzione dell’Azienda Ospedaliera di Perugia che distorce e lede la mia immagine e reputazione personale e professionale.
Voglio fare chiarezza. È il mondo “al contrario”! Siamo di fronte a un caso di ritorsione e discriminazione da manuale, quello che in America chiamano “retaliation”: vendetta o ritorsione.
L’“errore” è stato quello di aver fatto il mio dovere: aver segnalato che nell’organico della Clinica Pediatrica era stato inserito prima del mio arrivo a Perugia un Medico che si occupava di patologie dell’età anziana. Purtroppo, la mia segnalazione ha toccato alcuni “poteri forti” che si sono vendicati per la mia denuncia e hanno imbastito, a freddo e senza fondamento, un procedimento disciplinare nei miei confronti.
Come  ringraziamento, quindi, ho ricevuto accuse false e diffamatorie.
Le hanno provate tutte per difendere i loro giochi di potere. Mi hanno chiesto di dichiarare il falso per difendere l’inserimento dell’esperto di anziani fra i bambini malati. Mi sono ribellata. Mi sono rifiutata, nonostante le ripetute pressioni della Direzione Aziendale, di firmare i tabulati orari del medico in questione perché tali tabulati non erano correlati ad alcuna attività assistenziale ma alla sola formale presenza fisica in Ospedale.

Ho scoperto che per l’intero 2016 (prima del mio insediamento) e nei primi mesi del 2017 l’esperto di anziani si presentava e timbrava 10 ore tutti i sabati, quando l’attività svolta il sabato in Clinica Pediatrica è essenzialmente un’attività di guardia a cui questo Medico non partecipa, avendo dichiarato ripetutamente di non sapere curare i bambini. Ho vietato questo andazzo.

Ovviamente ho denunciato tutto alla Magistratura. Denunce del 10 giugno 2018, del 20 giugno 2018, del 2 ottobre 2018, un’altra in partenza. Mi auguro che mi risarciscano gli enormi danni che ho subito e sto subendo. I miei esposti fanno nomi e cognomi.

Ho scritto anche alla Direzione dell’Azienda Ospedaliera per denunciare la diffusione di dati falsi e diffamatori nei miei confronti. Ma non ho ottenuto alcuna risposta. Chi doveva custodire i fascicoli e i miei dati personali e non lo ha fatto sarà chiamato a rispondere.

In ogni caso gli addebiti che mi si muovono sono assurdi.  Mi si accusa di non aver firmato le presenze in Pediatria del Genetista per anziani. A me, che ho subito denunciato la presenza inutile in una Clinica Pediatrica di un Genetista esperto di anziani. Dicano perché questa persona meritava un trattamento particolare. Capiremo i legami.

Le accuse sulla mia presenza in Ospedale sono del tutto false, non mi è mai arrivato alcun richiamo scritto dal momento della mia assunzione. Mi viene ora contestata la presenza a Perugia in due date: una data del 2017 in cui sono stata addirittura fotografata dalla stampa di fianco al Direttore Generale e una domenica del 2018 in cui ho lavorato in Ospedale a Perugia insieme a colleghi venuti da altre sedi. E lo stesso vale per le accuse sull’attività libero-professionale svolta nel 2017, su cui non era stata sollevata nessuna obiezione fino al mese successivo alle mie denunce. Mi si accusa di avere visitato a volte il lunedì anziché il venerdì: uno spostamento necessario per ragioni di servizio.

In due anni, nel mio ruolo di professore ordinario, insieme alla mia equipe, abbiamo rilanciato e risollevato dal declino la Clinica Pediatrica di Perugia. Abbiamo aumentato senza alcun incremento di organico, del 55% le visite ambulatoriali, del 28% le osservazioni brevi in ospedale, del 16% gli accessi in Pronto Soccorso, del 10% i ricoveri ordinari, del 10% l’attrattiva extra-Regionale. I trasferimenti extra-Regione sono stati ridotti a un esiguo numero di casi che hanno richiesto interventi complessi di neurochirurgia o di cardiochirurgia. Il mio progetto ha convinto i benefattori che hanno contribuito all’acquisto di apparecchiature e arredi.
Dal mio arrivo a Perugia ho sempre cercato di impegnarmi al massimo, con sacrifici personali e per la mia famiglia. Da due anni ogni settimana mi sveglio alle 5.16 per prendere il Frecciarossa che da Milano Centrale arriva ad Arezzo e da qui mi organizzo a mie spese un passaggio in macchina per arrivare in Ospedale a Perugia abitualmente tra le 9.40 e le 9.50.

Nonostante i risultati raggiunti, mi è stato volutamente bloccato il concorso bandito per la Direzione della Clinica Pediatrica, in cui sono l’unica concorrente.
Non mi è stato concesso di assumere né come dirigente medico ospedaliero né come figura universitaria nessuno dei miei allievi di Milano né altri professionisti esperti negli ambiti di mia competenza (infettivologia e immunologia) così da costringermi a svolgere sempre in prima persona l’attività ambulatoriale specialistica e a dover coordinare totalmente da sola l’attività di ricerca.
Non mi viene permesso, inoltre, di svolgere la libera professione intramoenia in Umbria.

E ora ricevo anche una sanzione disciplinare perché ho denunciato le continue minacce a cui sono stata sottoposta.

Ma ho fiducia nella Magistratura, sono sicura che i colpevoli saranno smascherati.

So di avere dalla mia parte colleghi e collaboratori e tutti coloro che operano nella Pediatria.

So di poter contare su tutto il personale medico, infermieristico, tecnico, ausiliario e amministrativo che in questi due anni hanno creduto in me lavorando duramente per trasformare in una Clinica universitaria quello che era diventato un normale reparto di pediatria. Con loro, dal mio insediamento presso l’Azienda Ospedaliera di Perugia, abbiamo attivato 24 studi clinici con oltre 300 bambini partecipanti nelle ricerche e oltre 100 pubblicazioni su prestigiose riviste internazionali.

So di poter contare sui bravissimi specializzandi e studenti, a cui oltre alla passione per la pediatria spero di trasmettere l’importanza di avere dei valori, di puntare all’eccellenza e di saper guardare lontano.

E combatto anche per i tanti amici che mi hanno accolto con affetto a Perugia, credendo in me come persona prima che come pediatra”.

La dottoressa ha presentato l’opposizione alla sospensione ed è pronta a chiedere risarcimenti per “gli enormi danni subiti”.