Home Attualità «L’Italia che dice sì al futuro farà crescere anche l’Europa»

«L’Italia che dice sì al futuro farà crescere anche l’Europa»

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L’onorevole del Pd Walter Verini affronta le questioni legate al referendum Costituzionale del 4 dicembre, mentre Matteo Renzi ha aperto la campagna referendaria dal Centro Capitini di Perugia

 

maxresdefaultdi Francesco Castellini


Perugia e stata scelta da Matteo Renzi come prima città da cui far partire la campagna referendaria, in vista dell’imminente appuntamento con le urne in programma il 4 dicembre prossimo. Al Centro Capitini il premier e segretario del Pd, in una platea ricolma di gente, giovedì 29 settembre, ha spiegato le ragioni del “Sì”; ma di questo tema di stretta attualità ne parliamo con il deputato umbro Walter Verini.
Nato a Città di Castello, giornalista, l’onorevole Verini ha ricoperto vari incarichi amministrativi e politici nel Pci, Pds, Ds e nell’Ulivo. Ha pubblicato un libro-intervista a Luciano Lama (“Sinistra con vista”, 1995). 
Collaboratore di Walter Veltroni dal1996, è stato suo caposegreteria alla Vicepresidenza del Consiglio dei Ministri nel primo governo Prodi. Eletto nel 2008 deputato, è stato membro della Commissione Finanze. Rieletto alle politiche del febbraio 2013.
Partiamo da una riflessione a lui cara.
Onorevole, lei ama ripetere che di buona politica abbiamo bisogno, soprattutto in questi tempi che fanno registrare distacco e diffidenza. Cosa dire a coloro che hanno perso le speranze e che si sentono esclusi?
≪Che senza buona politica non si va da nessuna parte. E che al carrierismo, all’opportunismo, al trasformismo, è necessario contrapporre un impegno fondato sul servizio, sulla passione, sull’altruismo, sulla voglia ed il coraggio di cambiare. Quella che io chiamo la Politica con la “P” maiuscola, che vuol dire non solo pensare a se stessi, ma anche agli altri. Guardare al presente, ma anche al futuro. Lo diceva un “giovane” di novanta anni come Vittorio Foa. Mi pare ancora un manifesto attuale≫.
Vengono in mente le parole di Gaber: “La libertà è partecipazione”.
≪La democrazia non si riduce solo al momento del voto, ma è un insieme di strumenti nelle mani dei cittadini per esprimere idee, proposte e bisogni. Con questa riforma la democrazia italiana diverrà autenticamente più partecipativa. Ho fiducia nella capacita degli italiani di capire che non è in gioco il destino politico di un leader, di un partito, ma siamo di fronte ad una grande opportunità, che riguarda il cambiamento strutturale del Paese. La riforma costituzionale e un po’ la madre di tutte quelle riforme che il governo in due anni ha avviato e portato a termine≫.
L’economia italiana sta dando effettivamente dei segnali incoraggianti. Nel referendum non si parla ovviamente di questo, ma si promette di rendere più veloci gli interventi, avere più facilità di manovra. Sarà effettivamente così?
≪Troppo spesso i cittadini hanno atteso per anni riforme e risposte concrete, che sembravano non arrivare mai. Se vincerà il “Sì” finalmente le proposte di legge non dovranno più pendolare tra Camera e Senato, nella speranza che prima o poi si arrivi ad un testo condiviso fino alle virgole. Tranne che per alcune limitate materie, di norma la Camera approverà le leggi e il Senato avrà al massimo 40 giorni per discutere e proporre modifiche, su cui poi la Camera esprimerà la decisione finale. Piu velocità non significa “più leggi”, ma risposte piu tempestive da un Parlamento più credibile≫.
Molti però restano diffidenti, critici, credono che il superamento del bicameralismo perfetto. da un lato sia necessario per accelerare i tempi, ma dall’altro possa far venir meno un’importante garanzia alla “buona legislazione”. Lei cosa risponde?
≪Sono opinioni legittime. Credo però che oggi debba prevalere l’esigenza di sincronizzare i tempi della democrazia con quelli di una società che chiede risposte rapide. Rapide, non frettolose. Una democrazia che non decide, istituzioni farraginose e “lente” possono aprire la strada – soprattutto in momenti di grave crisi economica e sociale e di recessione – a rischi di richieste di semplificazione e persino di autoritarismo. Naturalmente un sistema sostanzialmente monocamerale accresce le responsabilità del legislatore circa la necessità di garantire qualità e spessore alle norme e alle leggi≫.
Sembra dunque di capire che la parola chiave sia “cambiamento”.
≪Non c’è dubbio che ci vuole uno spirito nuovo per affrontare le tematiche. Ci vuole coraggio. Il coraggio di dire sì a quello che potrebbe essere un futuro migliore per tutti. Il fatto che la crescita ancora sia lenta, cosi come e lenta in tutta l’Eurozona, significa che bisogna fare di più. E la prossima legge sulla stabilità andrà in questa direzione. Sostegno all’economia, alle imprese, e ai consumi, soprattutto favorendo le fasce più deboli. Si dovrà andare verso la diminuzione graduale del carico fiscale, sia alle famiglie che alle imprese≫.
E che ci sia bisogno di scelte coraggiose è evidente. Basterebbe guardare a quest’Europa ingessata, chiusa nelle sue corazze e nelle sue paure. Guardiamo anche al problema immenso dell’immigrazione.
≪Già, parliamo di Europa. In fondo rimane il nostro interlocutore più importante. Quest’Europa che invece fino ad oggi non ha giocato un ruolo propulsivo, ma anzi si è limitata a fare da passacarte, a svolgere una funzione notarile. E sì che ce ne sono cose importanti e belle da fare. L’Europa che appare a volte come un contabile, come un doganiere cattivo, invece è un luogo aperto, dove uomini e merci possono circolare, purché si investa anche su politiche nuove, che non siano solo di prescrizione, ma di espansione. L’America ha avuto una crisi drammatica, ma Obama è riuscito a sostenere anche gli investimenti pubblici nell’economia, e questo ha aiutato la crescita≫.
E ritornando al referendum.
≪Un’opportunità importante per contribuire a dare un’immagine più autorevole del nostro Paese, cosi che torni ad essere modello da seguire, perché dimostrerebbe di avere la voglia e la forza di rimettersi in gioco, mettendo in campo tutte le sue energie migliori, la propria creatività, la propria cultura. Guardiamoci intorno, alziamo lo sguardo. In Gran Bretagna ha vinto un referendum isolazionista, antieuropeo, populista. In Austria proprio il 4 dicembre si rivoterà per le elezioni presidenziali e c’è la possibilità che vinca Hofer, che e quasi neonazista. In Francia c’è Marine Le Pen che sta crescendo nei sondaggi. La stessa cosa sta avvenendo in Olanda. Non parliamo di quello che sta accadendo in Ungheria, in Europa. La stessa Merkel, che ha mille difetti ma che è un’europeista convinta, e “assediata” dai movimenti di estrema destra. Che intendo dire con questo? Che la crisi, le paure, i grandi temi globali, a partire da quello dei migranti, provocano insicurezza, e in questo quadro le risposte semplificate, dei muri, porterebbe l’Italia a soffrire ancora di più. E allora se vince la politica del coraggio, quella aperta, che chiede all’Europa di affrontare insieme queste questioni, se vince questa Italia allora si avrà più voce per imporre una spinta propulsiva a quell’Europa vecchia, pigra, che guarda più al passato che al futuro, ripiegata più sui propri interessi nazionali che in quelli del continente≫.