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Incidenti stradali in aumento è colpa anche dei cellulari?

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I vizi e le cattive abitudini che determinano la crescita delle vittime della strada. In Umbria il dato più allarmante: +36% di sinistri in un anno, contro il +1,4% nazionale

guida-al-telefonodi Gerardo De Santis – Torna a crescere il numero delle vittime della strada. I dati dell’Aci e Istat rivelano che nel 2015 ci sono stati 174.539 incidenti, con 3.428 decessi e 246.920 feriti.

In Umbria la situazione è, per così dire, ancora più allarmante. Qui il numero delle vittime della strada è aumentato più della media, toccando un inquietante +36,2%, contro il +1,4 nazionale.
Nei dettagli, in dodici mesi si sono verificati 2.285 sinistri, che hanno causato la morte di 64 persone e il ferimento di altre 3.318. Il dato, diviso per aree geografiche, rivela che a Perugia gli incidenti stradali sono stati 1.614 (45 morti), mentre a Terni 672 (19 morti). 
L’incidentalità, sempre secondo il focus Istat, rimane concentrata nelle aree maggiormente abitate e nella rete viaria principale umbra, quella con più alta densità di traffico (E45, Raccordo Perugia-Bettolle, SS3 Flaminia). L’indice di mortalità cresce nei comuni di Perugia, Gubbio, Gualdo Tadino, Torgiano, Narni, San Gemini, Allerona, Baschi.

L’analisi degli incidenti mostra poi altri dettagli interessanti, come per esempio l’influenza del clima. Ci sono più incidenti con il bel tempo perché si preme di più sull’acceleratore. È cambiato il giorno più sinistrato. Non più il sabato, ma durante i giorni della settimana e nelle fasce orarie di lavoro, scuola, shopping. Con il maggior traffico, soprattutto nei tragitti casa-scuola-luoghi di lavoro, aumenta il rischio. Grazie alle campagne informative contro le stragi del sabato sera, e le opere di sensibilizzazione verso i giovani, sono in compenso diminuite le vittime negli incidenti che accadono di notte.

Ma se poi ci si chiede perché si torna a morire di più sulle strade, e si va a vedere nel dettaglio la situazione, ci si accorge che c’è un filo comune che sembra legare tutte queste disgrazie evitabili, ed è quello che riguarda la “distrazione” al volante.
 L’indagine dell’Aci evidenzia che gli incidenti stradali sono principalmente riconducibili alla guida distratta (25,73%), che poi si riflette in un mancato rispetto dei segnali (21,25%), e all’alta velocità (18,71%).

Dunque, ad incidere non sono più solamente le cause canoniche della sinistrosità mortale, che sono quelle poi che fanno capo all’alta velocità, ad un uso indiscriminato dell’alcol e della droga alla guida, al mancato utilizzo delle cinture di sicurezza; ma sempre più emerge con chiarezza qualcosa di più, vale a dire l’impiego pressoché sconsiderato del cellulare al volante, sia in fonia che, ancor peggio, in messaggistica o navigazione sul web. Questa pratica, ormai diffusissima, si sta rilevando la causa principale di quasi tutti i mali.
Sul piano delle sanzioni, la ricerca Aci-Istat indica che l’utilizzo dello smartphone è oggi tra le principali violazioni al Codice sanzionate dalle forze dell’ordine: 148.674, e rivela anche che in costante aumento sono le contestazioni delle forze dell’ordine. In termini di multe in testa alle “trasgressioni” degli italiani resta però il superamento dei limiti di velocità (2.660.547 sanzioni nel 2015), quindi l’assenza della copertura Rc auto (195.069) e infine il mancato uso delle cinture e dei sistemi di ritenuta dei bambini (189.096).

Ma in termini di effetti nefasti, si precisa nell’indagine, la mortalità è altissima e raggiunge il 50% nel caso di distrazione, il 25% riferito al mancato rispetto dei segnali, e un altro 25 per l’alta velocità.

E c’è da crederci. In effetti basta guardarsi intorno per capire quali sono i nuovi vizi degli automobilisti. Non solo si vedono tanti conducenti guidare con in mano il cellulare, ma anche, i più spregiudicati, ammazzare il tempo facendosi un selfie, scrivendo messaggini, controllando la mail, o sfogliando i social.

Giochini che possono costar caro. E qui non si parla solo di sanzioni previste dal Codice della Strada, ma piuttosto un alto prezzo in termini di vite umane imputabile ad una sconsideratezza che si può e si deve evitare.

Se si calcola che per rispondere ad un sms si distoglie l’attenzione dalla guida per una decina di secondi circa, e che in quel lasso di tempo a 50 km/h si percorrono circa 140 metri (più di un campo di calcio), se ne conviene che possiamo solo parlare di gesto folle.

A sancire l’incoscienza al volante è stato recentemente anche il Consiglio di Sicurezza Nazionale (Nsc), che ha diffuso dati che mostrano come il 27% degli incidenti automobilisti siano stati causati dall’uso del telefono cellulare mentre si guida.

In un’intervista alla Cbnc l’amministratore delegato della Nsc, Deborah Hersman, ha quindi affermato che «la percentuale di incidenti correlati all’uso del cellulare ormai non ci sorprende più, dal momento che l’uso del telefono al volante è diventato una prassi. La sfida sarebbe quella di trovare una soluzione a questo problema diffuso in ogni generazione di guidatore».

Dunque l’invito è di trovare qualcosa di più efficace rispetto a ciò che ora stabilisce la legge.

E se è vero che le attuali sanzioni previste dal comma 2 e 3 bis dell’articolo 173 del CdS, parlano chiaro: “È vietato al conducente di far uso durante la marcia di apparecchi radiotelefonici ovvero di usare cuffie sonore, fatta eccezione per i conducenti dei veicoli delle Forze armate e dei Corpi di cui all’articolo 138, comma 11, e di polizia. È consentito l’uso di apparecchi a viva voce o dotati di auricolare purché il conducente abbia adeguate capacità uditive ad entrambe le orecchie (che non richiedono per il loro funzionamento l’uso delle mani). Chiunque viola le disposizioni di cui al comma 2 è soggetto alla sanzione amministrativa per un importo che può andare da euro 161 a euro 646 e la decurtazione di 5 punti dalla patente. Si applica la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da uno a tre mesi, qualora lo stesso soggetto compia un’ulteriore violazione nel corso di un biennio”, è altrettanto evidente che tutto questo non sembra preoccupare più di tanto gli automobilisti.

In effetti, come sempre in Italia, “fatta la legge trovato l’inganno”, le scappatoie possibili per evitare la multa per un comportamento sconsiderato non mancano.

L’articolo 200 del CdS recita infatti che “affinché la multa sia valida, deve essere contestata immediatamente dalle forze dell’ordine, che dovranno quindi fermare il contravventore: non basterà più prendere il numero di targa. La validità della multa, in caso di contestazione immediata, è garantita solo nel caso in cui nel verbale è specificato il motivo per cui l’agente non ha potuto fermare il conducente”. 
Quindi multa annullata se il verbale non è preciso e ben dettagliato.

Tanto che a sostegno dell’annullamento in caso di contestazione differita, si sono espresse un paio di sentenze: 1450/2011 del Giudice di Pace di Pisa, a causa della generica descrizione “un uomo dai capelli bianchi parlava al cellulare alla guida dell’auto”, o la sentenza 13118/2009 della Corte di Cassazione, in cui si specificava la necessità di dettagliare il motivo della mancata contestazione immediata.


Bisognerebbe pensare a qualcosa di più deterrente.

Ad esempio, Giappone e Nuova Zelanda hanno già adottato normative a tolleranza zero: l’uso dello smartphone alla guida è permesso solo nel caso di utilizzo di Bluetooth.

In Europa, la prima nazione a provare questo tipo di approccio è la Francia, dove il Governo ha deciso di limitare in modo drastico le distrazioni in auto con multe molto severe per chi contravviene alle norme. 
Ma vediamo la proposta italiana. 
Visto che dalla data di attuazione ad oggi, le multe imposte dal CdS non hanno sortito l’effetto voluto, l’Asaps (Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale) ha avanzato la sua proposta shock: il sequestro della patente (da 1 a 3 mesi), già dalla prima contestazione, e il sequestro amministrativo del cellulare per un mese.

«Per chi viene sorpreso al telefono mentre sta guidando, propongo il ritiro immediato della patente». Così il direttore del Servizio di Polizia Stradale – Giuseppe Bisogno – con l’evidente intento di lanciare una proposta che potrebbe cambiare per sempre le (cattive) abitudini degli italiani.
Una proposta, quella del numero uno della Polstrada, che si inserisce nel quadro della riforma del Codice della Strada ancora ferma al Senato – che punta a ridurre drasticamente il numero degli incidenti gravi causati dalla disattenzione di chi guida utilizzando il telefono.