Home Economia Il “Sì” degli industriali umbri al Referendum Costituzionale

Il “Sì” degli industriali umbri al Referendum Costituzionale

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L’Assemblea di Confindustria Umbria. Positivo giudizio del Presidente Cesaretti sull’attuale situazione

L’Umbria deve candidarsi a ospitare uno di quei centri denominati Digital Innovation Hub che sono destinati a costituire la cinghia di trasmissione tra mondo della ricerca e dell’industria.

Lo ha detto il presidente di Confindustria Umbria Cesaretti, nella sua relazione all’Assemblea degli industriali umbri svoltasi al Liryck di Santa Maria degli Angeli, presenti il presidente di Confindustria Italia Vincenzo Boccia, il sottosegretario De Micheli, la Presidente dell’Umbria Catiuscia Marini e numerosi esponenti del mondo politico, imprenditoriale e finanziario dell’Umbria.

Il suo auspicio Cesaretti lo ha rivolti in particolare alle autorità politiche sottolineando come la funzione di questi “centri” sia quella di sensibilizzare le imprese; di supportarle nella pianificazione degli investimenti;di agevolare l’accesso a strumenti di finanziamento pubblico, di interloquire con i Centri di ricerca. Una prospettiva – quella di Cesaretti – sostenuta dal fatto che gli “Hub digitali” secondo il Governo (che ha presentato il piano nazionale Industria 4.0, un piano che prevede una serie di interventi che si articolano in 4 pilastri: investimenti; infrastrutture; competenze; governance) il quale prevedeche tali “centri” potranno essere localizzati presso le sedi di Confindustria;e la organizzazione umbra potrebbe risultare strategica tenuto conto che la sua operatività è condivisa con le regioni limitrofe. Rivolgndosi al Sottosegretario De Micheli e alla Presidente Marini, Cesaretti si è detto sicuro “che non sfugga l’importanza che una struttura del genere potrebbe avere per stimolare i processi di ammodernamento industriale. Questa prospettiva -ha aggiunto – sarebbe in totale sintonia con gli indirizzi della Regione per la specializzazione intelligente”.

Il Presidente di Confindustria Umbria ha sottolineato come l’impegno dell’organizzazione sia stato indirizzato fra l’altro ad accelerare l’ingresso nel futuro attraverso l’organizzazione di reti di imprese che condividono grandi progetti di ricerca e di sviluppo sperimentale. In questa linea – ha detto – ” sullo stimolo del bando regionale “progetti complessi” abbiamo svolto un’intensa attività di animazione per mettere in connessione operatori di varie filiere e per far elaborare programmi di ricerca che possano far segnare un cambio di passo alla manifattura. Le risorse stanziate sono cospicue, ed interessanti sono le intensità di aiuto. Poiché questa misura è una delle più ambiziose della programmazione, con senso di responsabilità abbiamo lavorato perché non si traduca in una opportunità mancata, ma in una occasione colta.”. “Il clima collaborativo con gli uffici della Regione dimostra che qui si gioca una partita importante, che è interesse di tutti giocare nel migliore dei modi. Proporre e realizzare seri progetti di ricerca industriale per circa 80 milioni di euro (questa è la cifra che consentirebbe di impegnare tutte le risorse stanziate) può fare la differenza.

Cesaretti ha ricordato come l’Associazione avesse lanciato anche il tema de “il mondo a portata di mano”. Ora,“nonostante il completamento del tratto umbro della Perugia Ancona e della Foligno Civitanova il mondo non lo abbiamo avvicinato a sufficienza. Salutiamo certo con grande soddisfazione queste opere, ed esprimiamo il nostro più sincero apprezzamento ai vertici delle Istituzioni regionali e nazionali che hanno lavorato per ridurre la marginalità logistica dell’Umbria. Resta tuttavia il problema della migliore connessione stradale con il nord del Paese. La messa in sicurezza della E45, o la sua eventuale trasformazione in autostrada, sono progetti la cui esecuzione deve essere accelerata. Per non parlare della rete e dei collegamenti ferroviari, ancora lontani dal soddisfare le esigenze logistiche delle imprese e dei cittadini. Confidiamo che prospettive interessanti si consolidino per l’aeroporto San Francesco, per il cui futuro è essenziale realizzare un cnllegamento con importanti centri nevralgici del nord Italia. Sono in corso contatti con alcune compagnie che potrebbero consentire di ampliare il numero di destinazioni e di incrementare il traffico di passeggeri. Talvolta il mondo lo abbiamo proprio davanti agli occhi e rischiamo di non vederlo. Non tutti sanno che in Umbria c’è un pezzo importante di mondo. Abbiamo 35 imprese manifatturiere a controllo estero con casemadri in 14 diversi Paesi: dalla Cina agli Stati Uniti, dall’Ucraina alla Germania, passando per il Giappone, la Spagna, la repubblica Ceca, la Polonia, la Svizzera, etc. È un frammento di globo a casa nostra, che fino ad oggi abbiamo prevalentemente visto come straniero, ma che d’ora in avanti dobbiamo vedere in modo diverso. Non faccio riferimento all’attenzione che meritano comunque i 5 miliardi di euro prodotti dalle multinazionali ed alle 7 mila persone che occupano. Penso, piuttosto, alle potenzialità della loro presenza per accedere alle filiere lunghe; connettersi con i grandi centri della ricerca industriale; ancorarsi alle competenze manageriali; acquisire visioni internazionali. Il legame con le grandi imprese a controllo estero deve essere ripensato profondamente, ed anche per questo abbiamo avviato la costituzione del Comitato delle multinazionali, che avrà il compito di individuare le azioni per meglio radicarle nel territorio e per renderlo più accogliente. L’attenzione verso l’estero è continuata a crescere, specie in questo anno. Sono aumentate le missioni; abbiamo ricevuto un maggior numero di delegazioni; abbiamo organizzato molti incontri di approfondimento sulle opportunità offerte dai Paesi stranieri più interessanti. Si sta allargando la platea di aziende che operano con continuità nei mercati non domestici. L’approccio adottato da Umbria Export, l’agenzia dedicata al tema, integra la promozione con l’assistenza d’affari personalizzata, ed esplora nuove vie, come la cooperazione internazionale.

Questo modo di operare ha dato i suoi primi risultati positivi in Argentina, Bolivia, Paraguay e Tunisia, porta d’accesso al nord Africa. E ancora: “Condividiamo che per il riavvio della crescita sia necessario concentrare le risorse sulle condizioni che permettono di migliorare la competitività dell’offerta. In questo senso apprezziamo le riforme varate dal Governo in materia di mercato del lavoro, scuola, pubblica amministrazione, fisco. Occorre però intervenire sulla maggiore detassazione dei premi di produzione, per facilitare lo scambio tra salario e produttività. Riteniamo che debbano essere alzati sia i tetti dei premi che i livelli dei redditi di riferimento. La prossima Legge di stabilità dovrebbe adottare questa prospettiva, che può determinare effetti positivi anche sulla domanda. La contrattazione di secondo livello diventerà determinante, in un clima di relazioni industriali collaborative, per far conseguire una maggiore produttività, così come insegna l’esperienza tedesca. E non è un caso che per agevolare la conversione dell’industria in chiave 4.0 il Governo abbi7a individuato nello scambio tra salario e produttività proprio una condizione abilitante. Questi interventi aiutano ad avere un Paese più moderno, ma non bastano. “

Il nostro ‘Si’ al referendum, deliberato a giugno dagli organi centrali, non esprime una scelta a favore di un partito o di un governo, ma sottolinea come la modifica del testo costituzionale sia il modo migliore per proseguire il cammino di modernizzazione di cui il Paese ha enorme bisogno, e di cui le imprese sentono la necessità. Pur nelle difficoltà del contesto economico nazionale ed internazionale, non smettiamo di essere fiduciosi, perché sperimentiamo quotidianamente l’impegno, la forza, la determinazione degli imprenditori ad andare avanti. Le imprese locali hanno investito, e continuano a farlo. Negli ultimi cinque anni hanno mostrato una significativa propensione agli investimenti, con un incremento medio annuo del 20%. Hanno aumentato il livello di patrimonializzazione, che è arrivato ad incidere per il 22% sul totale attivo (la media per le imprese lombarde è il 25%). Hanno diversificato le fonti di accesso alla finanza con il ricorso ai fondi di private equity e con le quotazioni in borsa, pur restando sempre ampia la dipendenza dal credito bancario. Hanno dato vita ad aggregazioni che si sono dimostrate utilissime. Hanno intensificato gli sforzi per sviluppare nuovi prodotti. Stiamo assistendo ad un’evoluzione del tessuto produttivo, che non è più quello di 10 anni fa, e che si sta preparando ad affrontare con successo il futuro.

Abbiamo le carte in regola per aspirare ad essere un’industria che coniuga l’abilità manifatturiera con la digitalizzazione, che unisce il gusto con l’efficienza, che può essere parte della “boutique” produttiva del mondo. Alle nostre spalle abbiamo una tradizione fatta di eccellenze, in ogni settore. Ne abbiamo avuto un riscontro oggettivo in occasione del terremoto di agosto. Se gli abitanti di Norcia e dei paesi limitrofi non sono entrati nella triste contabiltà delle persone scomparse, lo si è dovuto anche alla qualità della ricostruzione realizzata dalle nostre imprese edili. Il modello umbro non è stato solo uno schema amministrativo, è stato la messa in rete di quanto di meglio sapesse esprimere l’industria delle costruzioni.Un’industria che non possiamo abbandonare, ma che dobbiamo rivitalizzare, perché di una buona edilizia abbiamo bisogno, come i drammatici fatti dimostrano.

Concludendo il la sua applaudita relazione, Cesaretti ha detto: “Aiutare l’industria ad affermarsi non è un piacere che si fa ai suoi azionisti. È un dovere che deve accomunare tutti noi, e che sentiamo di avere nei confronti delle prossime generazioni”.