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Corruzione in Umbria: il “caso” di Terni e le vicende perugine

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Gli sporadici casi emersi (salvo la verifica della magistratura) non devono far ritenere che il fenomeno sia marginale. Una vicenda clamorosa nel passato della seconda provincia

corruzioneDi Giuseppe Caforio – Mentre si sta ancora cercando di trovare un modello per affrontare la ricostruzione post terremoto, che oltre ad essere efficiente prevenga i rischi delle infiltrazioni malavitose e della corruzione, eccoti scoppiare il caso Terni, con la Procura che contesta reati gravissimi a cominciare dall’associazione a delinquere.

Eppure il nostro paese che sta nei livelli alti della classifica dei paesi più corrotti al mondo, ha cercato in ogni modo di arginare questo fenomeno molto italico.

Con enfasi è stata costituita l’Autorità Nazionale contro la Corruzione e al suo vertice è stato posto un magistrato di grido come Raffaele Cantone.

Tutte le amministrazioni hanno adottato norme e individuato responsabili per l’anticorruzione e si sono creati vari orpelli giuridici e amministrativi finalizzati alla prevenzione.

Evidentemente il vecchio detto “fatta la legge trovato l’inganno” ha un fondamento.

Dopo che tutta Italia ha assistito alle riprese video ambientali che dimostrano la corruzione all’interno dell’Anas e visto che anche il tanto sbandierato Expo di Milano è oggetto di indagini, senza ovviamente dimenticare la ancora aperta vicenda giudiziaria di Roma Capitale, non possiamo che concludere che la corruzione, probabilmente elemento costitutivo del gene italico, non solo non è stata vinta ma un po’ come accade con i batteri, si adegua, si trasforma e resiste.

Fermo restando che l’indagine di Terni è solo all’inizio e che per tale ragione ha tutto il beneficio costituzionalmente garantito del principio “in dubio pro reo”, non si può nascondere che ogni qual volta nella Conca si procede per corruzione, vengono subito evocati gli anni ’90 e la cosiddetta Tangentopoli Ternana.

Per chi è troppo giovane per ricordare è bene sapere che, mentre tutta Italia assisteva a quella rivoluzione, forse poi fallita, che va sotto il nome di Tangentopoli, in Umbria accadeva che a Terni venivano effettuati arresti eccellenti e si apriva un filone tutto nostrano di indagine su tangenti nella Pubblica Amministrazione.

La vicenda ebbe molto clamore non solo per le persone coinvolte, ma soprattutto perchè con la stessa rigidità dei confini geografici, la Tangentopoli umbra si fermò nella provincia ternana senza mai arrivare sostanzialmente in quella di Perugia.

Eppure nella vicenda furono coinvolti assessori e consiglieri regionali di Terni ma il potere, non foss’altro perchè capoluogo di regione, era ed è concentrato a Perugia.

La cosiddetta vox populi, però, non ha mai smesso di far sentire rumors in ordine a fenomeni corruttivi che sarebbero presenti anche in questa altra metà dell’Umbria. Proprio nella provincia di Perugia vi è la più alta concentrazione di funzioni pubbliche con poteri di spesa, che laddove vi fossero fenomeni corruttivi, avrebbero maggior interesse ad agire.

Si pensi soltanto all’ambito sanitario, che pure recentemente è stato marginalmente interessato da indagini relative alle farmacie e più in generale ai tanti enti operanti nell’ambito dei servizi essenziali.

Ciononostante, a cominciare dagli anni ’90, Perugia sembra più impermeabile al fenomeno corruttivo.

Le alternative sono due: o non vi è il fenomeno, oppure esso non riesce ad essere individuato vuoi per la bravura di chi agisce, vuoi per difficoltà investigative. Ed invero, l’unico caso di un certo clamore è stata la cosiddetta appaltopoli legata alle vicende della Provincia di Perugia i cui esiti, per alterne ragioni tecnico-processuali, sono stati tutto sommato modesti o comunque notevolmente inferiori rispetto alle premesse. E’ troppo presto per esprimere giudizi, ma alcune prime considerazioni è possibile farle. La corruzione in Italia ed in Umbria esiste e la strumentazione normativa adottata non è idonea ad un’effettiva modifica di quest’atavica consuetudine.

Gli sporadici casi emersi in Umbria con un’anomala prevalenza per l’ambito territoriale ternano, fermo restando come detto la verifica giudiziale dei procedimenti in corso, non devono indurre in errore nel far ritenere che in questa regione il fenomeno è marginale e occasionale, ma anzi devono spingere tutte le istituzioni giudiziarie e politiche ad adottare la massima attenzione ed ogni iniziativa utile e opportuna per un’effettiva repressione e prevenzione del fenomeno.

Debellare la corruzione significa creare un sistema di effettiva concorrenza e aprire il nostro Paese a quella civiltà giuridica da cui spesso ci sentiamo lontani e che tiene lontani tanti investitori.