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Conte in Umbria. Quando Di Maio criticava Gentiloni: “Un premier non dovrebbe fare campagna elettorale”

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di Francesco Castellini – Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in Umbria, fra un dolcetto a Eurochocolate e un red carpet da Cucinelli, sarà presente anche all’evento organizzato dalla coalizione di governo per oggi a Narni, in Umbria, nell’ultimo giorno di campagna elettorale in vista delle Regionali di domenica.
La presenza del premier, confermata da Palazzo Chigi, è stata annunciata insieme a quelle di Luigi Di Maio, Nicola Zingaretti e Roberto Speranza, (di Renzi manco l’ombra).
Ai vari osservatori politici che hanno fatto notare che per solito un presidente del Consiglio non prende posizione così marcata in una sfida elettorale, facendo scorrettamente così pesare il suo ruolo, ci sono da registrare alcune dichiarazioni di Conte, come quella a Solomeno in cui ha voluto ribadire e mettere le mani avanti: «non sono qui per la campagna elettorale».
Aggiungendo, facendo tanto ricordare la locuzione latina “escusatio non petita”, «avevo promesso, di fatto, che mi sarei adoperato per ritornare presto con il decreto terremoto, cui ho lavorato non perché c’era una scadenza elettorale».
E se questa non è propaganda elettorale ditemi voi cos’è?
Prendendosi anche le sue precauzioni, (perché non si sa mai come andrà a finire): «Con grande rispetto per la popolazione umbra non può essere questo un test decisivo per un programma di governo».

Certo sono lontani i tempi in cui Di Maio, nei panni del fustigatore dei politici mediocri, condannava apertamente l’allora presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, per il fatto di essersi permesso di fare apertamente campagna elettorale per il suo partito in vista delle Politiche del 2018.
Queste le precise parole che pronunciò a riguardo, ospite del programma televisivo “Mattino Cinque”, il candidato pentastellato: “È chiaro che Gentiloni è sceso nella mischia. Se vuole fare campagna elettorale dovrebbe avere almeno la decenza di dimettersi da presidente del Consiglio”.
Ribadendo con tono di sfida: “Il 4 marzo ci sono due strade: o un voto inutile al Pd o un voto al MoVimento che vuole liberare l’Italia ostaggio di questa classe dirigente”.

Ma si sa, come diceva Franz Liszt, “La politica è la scienza dell’opportunismo e l’arte del compromesso”.
E dunque, in altri termini, quello che valeva ieri non vale oggi, e ciò che ingiusto per gli altri non necessariamente deve considerarsi ingiusto per se stessi.