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Aeroporto Perugia – la crisi è roba “di ieri”. In rotta verso Ancona?

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La guerra tra le compagnie, l’aumento delle tasse e gli errori del passato provocano la crisi delle rotte. Sinergie con Ancona possibile ancora di salvataggio da un milione di passeggeri?

Di Ciuenlai – La crisi è scoppiata all’improvviso. La massiccia cancellazione dei voli da Sant’Egidio rende praticamente impossibile il raggiungimento di quei 400/500 mila passeggeri che avrebbero potuto permettere il bilancio in pareggio, condizione indispensabile per poter vendere il 40% delle quote a soci privati.

Al momento negativo avrebbero, secondo fonti della Regione, contribuito la guerra tra le compagnie , che sarebbe in corso in tutta Italia e la tassa sui biglietti messa dal Governo ,che peserebbe “e parecchio” sulle tariffe dei “Low Cost”, inducendoli ad abbandonare destinazioni e scali ritenuti secondari.

Va detto però che che questa crisi non è roba degli ultimi giorni, ma viene da lontano e non può essere addebitata alla Giunta Marini che, invece, è stata la prima a scegliere con decisione il “San Francesco” come unico aeroporto dell’Umbria. Tanto che è di questo periodo la crescita maggiore dello scalo, anche se, per onestà poco è stato fatto per rimuovere i nodi strutturali che ha ereditato. Vediamo quali sono le regioni che fanno di San Francesco una metà di seconda classe :

1) Non aver puntato tutto, da subito, su Sant’Egidio, abbandonando le subdole velleità di altri siti, dirottando tutte le risorse su Perugia, comprese quelle spese notevoli (parliamo di milioni di euro) dirottate sull’inutile “scalo morto” di Foligno;

2) Non aver lavorato (questo era possibile già 20 anni fa) per permettere all’Aeroporto di San Francesco di avere collegamenti ferroviari veloci con Roma e Firenze, attraverso la deviazione del raddoppio della Orte Falconara via Assisi e il collegamento diretto con una stazione di alta velocità , per posizionarsi ad un “tiro di schioppo” ed essere, quindi, una ghiotta alternativa per il movimento turistico delle due grandi città;

3) Non aver lavorato, in materia di viabilità, per avere collegamenti (in primis la E/45) più efficienti con una manutenzione straordinaria continua e con le necessarie correzioni al nodo di Collestrada, contiguo all’aeroporto, per avere gli stessi effetti positivi ricordati per le ferrovie (Evitando di mettere in piedi iniziative come la società “quadrilatero”, facendo sprecare miliardi di euro per strade secondarie come la discusissima SS77);

4) L’aver trattato la struttura “con metodo familiare” e provinciale , non permettendole di avere i numeri necessari ad attrarre le compagnie aeree e soci privati (se ripercorrete la sua storia, vedrete che è fatta di fallimenti. Cito solo alcuni nomi di linee prima iniziate e poi soppresse : Taranto, Copenaghen, Brindisi, Milano, Dusseldorf, Cagliari, Barcellona e , forse, anche Roma * su Roma vedi nota a piedi pagina);

5) L’incapacità di fare sinergia con scali vicini per allargare l’area di attrazione e il numero dei possibili passeggeri.

A questo punto appare difficile o comunque più arduo il processo di privatizzazione e occorre pensare ad altre strade. Nel momento in cui si discute di macroregioni ,oltre alla sinergia tra territori, pensare a sinergie tra strutture dello stesso settore non è più un tabù. E allora c’è chi nelle istituzioni ed in ambienti vicini alla società di gestione sta pensando di proporre un piano per unire gli interessi di Perugia con quelli di Ancona. La prossima apertura di una parte significativa della strada che collega i due capoluoghi, potrebbe ridurre, a lavori ultimati anche nel settore marchigiano, a 45 minuti il tempo necessario a raggiungere una delle due destinazioni. Quindi fare in modo che, evitando di farsi una concorrenza suicida tra deboli, i voli non coincidano e soprattutto non siano verso le stesse destinazioni, che il tabellone delle rotte dei due scali rappresenti un unica e più grande offerta, che inviti i marchigiani e gli umbri ad usare le due realtà come un’unica struttura, potrebbe essere un’idea da non scartare ma da coltivare. Si potrebbe così ottenere un movimento passeggeri vicino al milione. Inoltre si avrebbe anche l’opportunità di unificare alcuni servizi e fare economie di scala. Il progetto non servirebbe solo ad alleviare le gravi difficoltà di Perugia, ma potrebbe dare una mano anche ai “buchi” di Ancona. Lo scalo marchigiano perde (100 milioni di euro) più di Perugia (35 milioni di euro). Risparmiare , potenziando i servizi, farebbe comodo a tutti.

P.S. Roma – Il volo Alitalia da Perugia perde 6 milioni l’anno. La compagnia Italiana ha quindi deciso di tagliarlo. Per il momento solo fino al 10 aprile, ma si teme che la decisione vada oltre questa data. Sono in corso trattative per evitare questo ennesimo colpo all’Aeroporto. Si proverà a proporre un volo bi/trisettimanale mettendo sul tavolo pochi soldi. Ma se l’Alitalia chiederà, come si sospetta, la copertura completa delle perdite, la partita è chiusa.

P.S.Romizi– Il Sindaco di Perugia , oltre alle dichiarazioni di rito e sul “totopresidente” della Sase, Ha qualcosa di interessante da dire e proposte serie da fare sul suo Aeroporto?